Omelia (30-09-2010) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento Luca 10,1-12 Dalla Parola del giorno Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. Come vivere questa Parola? Queste parole sono rivolte da Gesù a quei settantadue discepoli da lui designati perché anch'essi come i dodici apostoli vadano ad evangelizzare il mondo. È molto indicativo anche per noi, oggi, quello che il Signore ha detto loro circa il comportamento da tenere nel loro andare. Anzitutto notiamo quell'espressione: "Io vi mando". Chi evangelizza (e ogni cristiano è tenuto ad evangelizzare) è un inviato. Non deve mai perdere di vista la persona che lo manda, la sua somma dignità, il carattere perentorio e ottimale dei suoi insegnamenti. C'è poi un modo di autenticarsi tipico dell'inviato: quello di essere "mite e umile" come Colui che lo manda: quel Gesù che di sé ha detto: "Imparate da me che sono mite e umile di cuore". Un pensatore di qualche secolo fa ha detto che "l'uomo è lupo per gli altri uomini". Un realismo amaro che però coglie nel segno se si tratta di un contesto sociale dove ciascuno bada ad arraffare per sé, a conseguire potere e ricchezza e comodità soltanto per sé. Al contrario, il cristiano è chiamato a essere agnello: uno che preferisce pagare di persona piuttosto che esigere grandi cose dall'altro. In situazioni precarie, preferisce subire ingiustizie piuttosto che praticarle. E tutto questo perché è un uomo veramente libero. Quel dire di Gesù che chi va ad annunciare non deve avere pesi di vestiario borse e oggetti di pregio, è emblematico proprio perché allude a questo: niente e nessuno lo deve trattenere nella sterpaglia di una vita alla mercè dell'egoismo. Fossero anche migliaia a impaniarsi nelle reti dell'ego, tu va diritto e libero sulla strada che è Cristo stesso e il suo vangelo. Su questo esigente invito mi soffermo nella pausa contemplativa di oggi. E prego: Signore, in questa società che mi spinge a riempire zaino e borse di tanta zavorra, fammi lieve e leggero per l'unica ricchezza che conta: il tuo amore a cui aprirmi e donare. La voce di un dottore della Chiesa Colui che prende l'ufficio di predicare, non deve fare il male ma lo deve tollerare, perché con la sua mansuetudine, gli riesca di mitigare l'ira di quelli che infieriscono contro di lui, e lui ferito riesca con le sue pene a guarire negli altri le ferite dei peccati. Gregorio Magno |