Omelia (24-08-2003)
don Romeo Maggioni
"Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna"

Gesù, a chiusura d'una prima fase del suo ministero, quello di Galilea, ha voluto porre un segno - la moltiplicazione dei pani - capace di far decidere e discriminare i veri dai falsi discepoli, quelli che gli andavano dietro per interessi sbagliati.
Dopo il lungo dibattito - che abbiamo letto in queste passate domeniche (tutto Gv 6) - ora si è alla conclusione: "Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui". Rimangono solo i Dodici, e per loro parla Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna".
Anche noi oggi - come ogni domenica - siamo raccolti a messa, a quest'assemblea che è espressione pubblica della sequela di Cristo. Siamo veri o falsi suoi discepoli? Anche a noi - come nell'antica assemblea di Sichem rievocata dalla prima lettura - viene richiesta una decisione: "Se vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi dovete servire: se gli idoli, o il Signore!".
In che consiste allora la fede giusta, e quindi il modo giusto di essere discepoli di Gesù?

1) "E' LO SPIRITO CHE DA' LA VITA"

Oggi Gesù diventa duro e quasi provocatorio per quei discepoli che trovano duro il suo linguaggio: "Conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: Questo vi scandalizza?". Cioè, non sapete che la fede è una cosa seria e difficile? Che capirla e viverla richiede scelte precise e coraggiose? Anche voi - dice rivolto ai più vicini, i Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?". Ecco, è quel che capita anche oggi: seguire Gesù è duro, le cose che dice e propone sono impegnative, la scelta per Lui è un rischio. E non è vero che si lascia la fede... perché la Chiesa non si aggiorna, per i soldi del Vaticano, per il parroco che rompe... o per pretesti del genere; si lascia la fede e la Chiesa semplicemente perché costa, perché credere non è sapere, ma un ingaggio, perché la fede non va da sé ma è un andare controcorrente; e .. non sempre, e non tutti - e non da oggi - se la sentono! La fede è libertà e impegno.
Nel suo nocciolo credere è una RESA. Sì, un arrendersi alla scoperta dell'amore di Dio, alla esperienza che di Dio si ha bisogno e ci si può fidare, alla consapevolezza che Lui ha fatto proprio di tutto per conquistarci, e ci offre molto di più di quello che noi stessi possiamo sognare. Ma è una resa, proprio perché la nostra libertà - stranamente - vi ha resistito fino in fondo, perché fino alla fine di Dio abbiamo un po' paura e sospetto, fino all'ultimo vogliamo tenere altre sicurezze e appoggi, o il piede in due scarpe. E' resistenza anche della nostra intelligenza che non "vede" e non capisce fino all'evidenza verità e scelte a volte sconcertanti di Dio su noi e sulla storia.
Gesù oggi ce lo conferma: "E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla". La carne significa la nostra condizione umana di uomini ribelli verso Dio, incapaci - questa è l'eredità del peccato - per nostra sola buona volontà di giungere fino a Dio e affidarvisi. Solo l'opera di Cristo, la grazia di Dio, l'azione interiore dello Spirito santo rafforzano quell'iniziale nostro anelito e lo maturano fino alla resa: "Per questo vi ho detto - ci dice Gesù - che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio". Dono offerto a tutti, ma che deve essere accolto come tale, al di là della presunzione di fare da sé. "Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito". Chi cioè si apriva al dono e chi vi avrebbe resistito.

2) "TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA"

Divenire discepoli veri di Gesù allora significa anzitutto riconoscerlo come l'inviato di Dio: "Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". E più profondamente che egli è Dio stesso. Con i fatti della sua morte e risurrezione noi oggi abbiamo prove certe della sua divinità. Gesù vi allude quando dice: "E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?", salire al cielo risorto, appunto, d'onde era venuto come Dio! Primo contenuto della fede è appunto aderire alla persona di Gesù come al Dio fattosi carne, cioè vicino a noi e nostro salvatore.
"Le parole che vi ho detto - prosegue Gesù - sono spirito e vita". Pietro lo riconosce: "Tu hai parole di vita eterna". Secondo contenuto della fede è credere che Gesù dice una parola di vita, ha un progetto di riuscita umana, che è l'unico vero perché è quello di Dio Creatore. Il secondo passo quindi per essere veri discepoli di Gesù è crederlo l'unico modello di umanità da seguire, sul quale misurare ogni altra scelta e valore. Non è atto da poco, perché significa scartare e svalutare tutti i modelli così insistentemente propostoci dalla nostra cultura. L'esperienza fallimentare di umanità che ci sta attorno e le nostre stesse illusioni ci spingono a dire: "Signore, da chi mai andremo?"... se non da Te!
Alla fine essere discepoli veri di Gesù è rimanere fedeli e gelosi custodi del deposito di fede che Gesù ha comunicato. Il contenuto della fede ha contorni ben precisi, e Gesù non cede in niente anche quando la gente dice: "Questo linguaggio è duro, chi può intenderlo?", e lo abbandona. Proprio ai più vicini Gesù non fa complimenti: o è così, o.. andatevene anche voi, se volete! Non annacqua la fede per aver più gente, così come la Chiesa non corre dietro a mode moderne per avere più consenso. Da allora la sua coerenza fedele al Dono di Dio irrita il soggettivismo del mondo, trovandosi a indicare una strada certamente difficile e impopolare. Prendiamone atto.

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"Quanto a me e alla mia casa, vogliamo servire il Signore", dichiara Giosuè davanti a tutto il popolo. C'è bisogno anche da noi una professione di fede esplicita - con le opere più che con le parole -, c'è bisogno di testimoni entusiasti del cristianesimo che si vive, proprio per sostenere e dare coraggio ai molti che sono alla sincera ricerca di Dio.
C'è da tirarsi fuori da questo grigiore borghese che caratterizza le nostre cristianità di paese, con una fede più consapevole e missionaria. Forse troveremo più udienza di quel che appare; quella di oggi a me sembra una indifferenza aperta alla verità, o per lo meno in ricerca, perché stufa di tanti ideologismi che l'hanno ingannata.