Omelia (14-09-2003)
don Romeo Maggioni
"Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'Uomo"

Ti sei accorto che gente strana sono i cristiani? Adorano uno ammazzato in croce; il crocifisso è il loro distintivo: "scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani" (1Cor 1,23). Cioè: fa ridere! Che Dio è un Dio fallito?
Eppure proprio questa è l'immagine più vera e profonda di Sé che Dio ha voluto mostrarci. E' lo "spettacolo" (Lc 23,48) supremo che Gesù ci ha lasciato. Che senso ha? Cerchiamo di capirlo, perché è il cuore della nostra fede.
Un uomo vive fino in fondo - fino al rischio della morte - l'atto di abbandono a Dio; e Dio apprezza quell'atto, risuscitandolo! Ma quest'uomo è il nostro Dio che s'è sostituito a noi nell'esprimere quell'atto di obbedienza da noi dovuto, manifestando così l'eccedenza dell'amore di un Dio che ha condiviso tutto di noi, fino alla "pena" del peccato.

1) "MIO DIO PERCHE' MI HAI ABBANDONATO?"

Gesù va al Calvario ed è solo. "C'erano alcune donne che stavano ad osservare da lontano" (Mc 15,50). Tra queste certamente Maria col discepolo Giovanni. Ma sotto la croce si sente solo scherno e cattiveria: sono "i passanti che scuotono il capo"; sono " i sommi sacerdoti e gli scribi che si fan beffe di lui"; sono "quelli che erano crocifissi con lui che lo insultano". Incomprensione e solitudine totale. Tutto il bene che ha fatto non è stato capito; anzi gli si ritorce contro: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso...!". Quest'uomo che ha usato tutta la sua potenza per gli altri e non per sé, è stimato un debole e un fallito. Il mondo misura sempre da angolature completamente diverse da quelle di Dio! Ma ci dice che questo è un Dio diverso da quello inventato da noi: forse per noi, quella di scendere dalla croce, sarebbe stata l'occasione della più vistosa rivincita contro i nemici...!
Ma ben più profonda è la solitudine di Gesù: abbandonato anche dal Padre. "Mio Dio perché mi hai abbandonato?". Questo è il cuore della croce: un uomo - che tra l'altro più di tutti conosce e stima e ama Dio, ne sa la premura e la passione per l'uomo - sperimenta l'abbandono di Dio, il suo silenzio, la sua indifferenza di fronte ad un giusto innocente schiacciato dalla malvagità. E' la prova suprema - all'interno della fede - dove per un uomo non ci sono più puntelli e motivi per fidarsi di Dio, fino allo scacco ultimo, quello della morte. Emblema d'ogni nostra stessa prova. Sui muri di Gemona del Friuli s'è trovato scritto: dov'era Dio nel giorno del terremoto? Santa Teresa di Lisieux dice che un muro terribile s'è come alzato davanti a chiuderle ogni fede in Dio; è l'esperienza della inutilità di Dio..! Dio vuol spremere da ognuno questo atto di totale obbedienza, a riparazione della disobbedienza del peccato. Dio è esigente nell'amore. Il Salmo 21 recitato da Gesù in croce prosegue con sentimenti di totale fiducia in Dio!
Ed è questo ciò che riscatta. Con la risurrezione Dio approva quell'atto supremo. Giunto al punto in cui tutto sembrava finito, tutto si cambia e Dio riabilita il suo uomo. Dio non s'aspetta qualcosa di diverso da noi: quando uno esprime in qualche modo serio quell'atto di fiducia totale, Dio dice: Basta, ne ho a sufficienza! E dà la salvezza - come regalo, non come nostra conquista! La vicenda di Gesù è paradigmatica anche per noi: alla vita si giunge passando dallo scacco delle presunzioni umane, ma al tempo stesso esprimendo fiducia in Dio. Tutta la storia biblica - a partire da Abramo chiamato a sacrificare suo figlio e perciò benedetto - è l'esemplificazione del giusto innocente perseguitato e distrutto, ma fiducioso in Dio, e quindi riabilitato ed esaltato! Dio non delude mai!

2) "GUARDERANNO A COLUI CHE HANNO TRAFITTO"

"Allora un centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: Veramente quest'uomo era Figlio di Dio". Probabilmente rimase impressionato dal perdono dato ai suoi uccisori; oppure più propriamente dalla piena fiducia espressa a Dio, quando disse: "Padre, nelle tue mani affido il mio spirito" (Lc 23,46). Un pagano arriva a vedere in quell'uomo Gesù il Figlio di Dio: questa è tutta la fede della Chiesa; ma non quando lo vede predicare o fare miracoli, bensì quando lo vede in croce! Lo spettacolo più alto che Dio dà di sé, il più convincente, è quello che dà dalla croce! "Tutto è compiuto" (Gv 19,30), dirà Gesù. Ecco, con la croce, Dio ha fatto tutto quello che doveva fare, ha mostrato tutto quello che doveva mostrare agli uomini! Il vertice della rivelazione è la croce: la parusia sarà solo manifestazione vistosa di quello che ha rappresentato la croce, di quello che oggi ancora è coperto dal velo della fede.
In che consiste propriamente questo spettacolo? Che cosa cioè vuol mostrare Dio scegliendo di farsi conoscere crocifisso? Questa è la sorpresa: che Dio ha tanto voluto condividere con noi la vita - è tanto parente nostro (go'el) - da sostituirsi a noi nel nostro riscatto dal male e dal peccato. San Paolo dice che è diventato per noi "peccato" e "maledizione" (cfr 2Cor 5,21 e Gal 3,13), con una solidarietà che non ha guardato limiti: "Avendo amato i suoi li amò fino alla fine" (Gv 13,1). E' propriamente l'idea di redenzione preannunciata dall'immagine del Servo Sofferente di Isaia 53: "Quando offrirà se stesso in espiazione vedrà una discendenza.., il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori" (10-12). La chiamiamo "soddisfazione vicaria": il voler prendersi a nome nostro - ma non senza la nostra partecipazione - l'impegno di quell'obbedienza che ci riscatta dalla disobbedienza e ci libera dalla morte!
Una condivisione espressa con la forza del sangue: Dio è uno che ci mette la pelle per noi: "Non c'è amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici" (Gv 15,13). Sant'Agostino ha una espressione illuminante: "Potuit gutta, venit unda"; poteva salvarci con una goccia di sangue, ne venne una valanga...! Ad amare quando le cose van bene, son buoni tutti: anche per noi la prova d'amore vuole sacrificio! La croce allora è lo spettacolo della ECCEDENZA di Dio, del suo voler strafare in amore, voler convincerci che "avendoci dato il suo Figlio, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?" (Rm 8,32). Dio ha voluto toccare il cuore perché la sua vittoria non è in potenza ma in amore! E gli uomini un poco attenti sono affascinati da un Dio così: "Guarderanno a Colui che hanno trafitto" (Gv 19,37). E' un Dio crocifisso la nostra gloria di cristiani.

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San Luca mette a contemplare lo spettacolo una grande folla, che proprio a tale spettacolo si commuove e cambia il cuore: "Tutte le folle che erano accorse a questo SPETTACOLO, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornarono percuotendosi il petto" (Lc 23,48). E' proprio l'invito fatto anche a noi: di guardare alla croce per convertirci all'amore di Dio!
Dall'alto della croce Gesù poi affida Giovanni a sua Madre: "Donna, ecco il tuo figlio" (Gv 19, 26), a voler dire a Maria: finora hai amato me, ora prosegui ad amare i miei. Affidiamoci a questa Madre nell'apertura piena al mistero di un Dio che si dona fino alla morte!