Omelia (28-09-2003)
don Romeo Maggioni
"Chi non è contro di noi è per noi"

Prosegue la catechesi di Marco alla comunità cristiana recuperando nella sua memoria quei detti di Gesù che più hanno colpito i suoi discepoli, e che costituiscono quindi elementi specifici del suo insegnamento.
Oggi viene focalizzato un duplice atteggiamento - opposto e complementare - che devono tenere i discepoli di Gesù, e prima di tutti i suoi capi all'interno della Chiesa, nei confronti della verità e del bene: apertura e tolleranza, perché il bene non è monopolio di alcuno, ma Dio lo semina in tanti cuori sinceri; e però questo non deve dire indifferenza nei confronti della verità, che richiede rigore e intransigenza. Potremmo sintetizzare con la parola saggia del beato papa Giovanni: distinguere l'errore dall'errante, misericordia per questo, condanna per quello.

1) "NON ERA DEI NOSTRI"

Giovanni si fa portavoce di una certa gelosia del gruppo dei dodici: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". Reazione molto umana di chi vorrebbe conservare il monopolio di agire a nome di Dio, di chi vorrebbe chiudere in un ghetto la congrega dei buoni, la Chiesa di Cristo. Gesù risponde con estrema apertura, mostrando come lo Spirito di Dio opera nel cuore di tutti, e ognuno, quando è sincero, ne può divenire strumento di bene. "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me".
Si tratta quindi anzitutto di riconoscere i carismi seminati a larghe mani nella Chiesa stessa, quei doni cioè che Dio concede a tutti - clero, religiosi e laici - da mettere alla utilità comune. Al tempo di Mosè era successo un episodio analogo: al di fuori della cerchia degli autorizzati, era avvenuto un fenomeno profetico. Glielo si voleva proibire. Ma Mosè replicò: "Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito!". Come a dire: ciascun battezzato ha un suo dono proprio; non lo tenga nascosto, lo metta ad arricchimento di tutti; è un suo diritto-dovere essere protagonista nella Chiesa.
E prosegue Gesù: "Chi non è contro di noi, è per noi". Un po' di bene e di verità è in ogni cuore sincero: lasciatelo crescere, rispettatelo, valorizzatelo...: è come un seme dello Spirito (semina Verbi li chiamava già Tertulliano) che, pur da lontano, è riferimento e preparazione alla verità piena del Vangelo. Ciascuno ha i suoi ritmi e i suoi passi per giungere alla fede, per avvicinarsi alla Chiesa, fatti magari di gesti semplici, nascosti, pudichi...: "Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa". E' proprio dei loro gesti anonimi che Gesù dirà: "... l'avete fatto a Me". Bisogna usare allora ogni riguardo verso questi umili ma sinceri tentativi; e guai, dice Gesù, a chi blocca loro la strada e li emargina: "Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina girata da asino al collo e venga gettato nel mare".

2) "SE LA TUA MANO TI SCANDALIZZA"

Questa larghezza di vedute, questa tolleranza per chi ha ancora fede fragile e incerta, questa stima anche di chi è "fuori" e "lontano", non significa compromesso col male, indifferenza di fronte ai valori, o peggio lassismo e incoerenza nelle scelte morali. Non significa: va bene tutto, vogliamoci bene e basta! Il bene e il male, la verità e l'errore hanno ancora contorni ben precisi, e la loro scelta determina sempre il nostro destino ultimo: "E' meglio per te entrare nel Regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna". Se Gesù domanda larghezza di cuore per il bene che si fa ovunque, chiede poi intransigenza di fronte al male, radicalità nella scelta del bene.
"Se la tua mano ti scandalizza, tagliala; se il tuo piede ti scandalizza, taglialo; se il tuo occhio ti scandalizza, càvalo". Nella propria vita personale non tutto è sano, non tutto è bene, non tutto è tollerabile: la vita, il possesso della vita, la riuscita e la felicità hanno una direzione ben precisa, non sopporta condomini con ciò che è frutto del peccato e quindi conduce alla morte. Sono necessarie scelte e tagli. Oggi san Giacomo ha un richiamo sferzante per chi fa compromessi con la ricchezza e l'ingiustizia: "Ora a voi, o ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano. Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori, grida; le loro proteste sono giunte alle orecchie del Signore".
Nel clima culturale di oggi il richiamo a non cadere nell'indifferentismo morale è urgente. Il bene e il male non è l'opinione pubblica a determinarlo, né le chiacchiere di chi viene alla televisione e ha le righe sul cappello; i valori morali precedono le scelte democratiche, e anche le leggi dello Stato. Il rispetto delle opinioni di tutti, e anche della coscienza di ognuno, non significa che tutto è buono e giusto! Vi è una verità e un bene - fondati sulla natura dell'uomo e in ultima analisi sul disegno di Dio - che sono ineludibili; solo facendo riferimento a questa verità, vi può essere salvezza personale e punto di incontro e collaborazione anche tra diverse sensibilità; altrimenti è scontro e distruzione.

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Ritorniamo all'auspicio di Mosè: "Fossero tutti profeti nel popolo di Dio". Anche nelle nostre comunità v'è ricchezza di doni di fede e capacità di bene, ma quanto poco è messa in comune questa ricchezza! La Chiesa deve divenire quel globale soggetto operativo, espressione dell'impegno non di pochi ma di tutti. A questo chiama il battesimo.
Siamo tutti continuamente sollecitati dal Papa per una "nuova evangelizzazione". Fossero davvero tutti profeti, cioè missionari, i battezzati delle nostre parrocchie, almeno quelli che vengono in chiesa..! Saremmo una potenza di convincimento e di contagio più che capace di cambiare il mondo. Ciascuno nel suo ambito, in famiglia, tra amici, in quel fazzoletto di responsabilità che il Signore gli ha affidato. E' tempo anche per noi di più protagonismo ecclesiale.