Omelia (02-01-2008)
Paolo Curtaz


"Cosa dici di te stesso?" la domanda rivolta a Giovanni Battista è, in effetti, rivolta a ciascuno di noi. Mettersi alla sequela di Gesù richiede anzitutto la volontà di interrogarsi su se stessi. L'autocoscienza e l'autenticità sono un dato fondamentale per incontrare Dio; una prerogativa ineludibile: solo il mio vero io incontra il vero Dio. Cosa dici di te stesso? Non ciò che dicono gli altri, ciò che vorresti dicessero. No: tu cosa dici di te? Giovanni ci ammonisce: se non hai il coraggio di entrare "dentro" non potrai mai incontrare il Messia, né accorgerti di chi lo indica come Salvatore del mondo. Cosa dici di te stesso? Giovanni Battista ha le idee chiare: lui non è il Messia, non è neppure Elia, è solo "voce" che grida nel deserto. Il Battista non si prende per Dio, non ha nessun delirio di onnipotenza! Non così il nostro mondo: ci sentiamo adolescenzialmente travolti dal delirio di apparire, di sfondare: devi riuscire, affermarti, valere. Manipoliamo geneticamente la vita, cambiamo il corso della natura, la scienza ci fa credere di essere i dominatori dell'Universo. Giovanni non approfitta della sua posizione per giocare a fare il Messia. Anzi nemmeno per fare il profeta. Ha scoperto che egli è "voce": parla, dice, prepara. Un po' pochino, nevvero? Nel nostro mondo superefficiente, in cui la validità della persona si misura dalla sua produttività, il Battista sarebbe considerato un eccentrico, un fannullone, un poco di buono... che ridere! Natale è accogliere questo Dio con verità, un Dio che ci svela a noi stessi...