Omelia (03-01-2008) |
Paolo Curtaz |
Gesù compare qui per la prima volta nel vangelo di Giovanni, e sta andando verso il Battista. Giovanni sa che l'iniziativa della fede parte sempre da Dio: è lui che ci viene incontro, sempre. La fede non è una conquista, ma un'accoglienza. Gesù prende l'iniziativa, è lui che si scomoda, che si mette in strada, che vuole incontrarci. Celebrare il Natale significa aprirsi a questa notizia: lasciati incontrare da Dio. E questo, in fondo, è il compito delle comunità cristiane, qui si esaurisce la loro missione: dare testimonianza, indicare, riconoscere, come fa il Battista, la misteriosa e dolce presenza di Dio nelle nostre comunità, perché ogni uomo lo possa incontrare. La fede consiste, in fondo, ad un lasciarsi fare, ad un lasciarsi incontrare, a non opporre resistenza. Giovanni ora crede, Giovanni ora riconosce fra i molti che venivano da lui la presenza ambigua e nascosta di Dio. Anche noi siamo chiamati, oggi, alla fine di questo breve tempo di vacanza e di festa a riconoscere nel faticoso vortice delle nostre giornate il sorriso di Dio. Giovanni proclama che Gesù è l'agnello che porta il peccato del mondo: in quell'uomo mischiato tra la folla di penitenti, riconosce la caratteristica di Gesù che viene e si mette alla pari con i peccatori, che non si sente migliore, pur essendolo, che non giudica dall'alto ma sostiene i pesi e le fragilità e, non avendo tenebra, si fa carico della nostra tenebra. All'erta, amici, il Messia è nascosto tra la folla, nell'umiltà della quotidianità, nell'oggi che vivremo. |