Omelia (21-09-2003) |
padre Paul Devreux |
Commento a Marco 9, 30-37 Gesù ha capito che cercheranno di ammazzarlo, e invece di ribellarsi o di provare a fuggire, accetta questa verità e l'assume facendola sua. Questo gli permetterà di non subire la Passione, ma di viverla da protagonista. Potessimo riuscire anche noi a vivere la nostra morte cosi. Gesù prova a condividere ciò che ha maturato con i suoi discepoli, ma non ci riesce. Quando sentono parlare di morte si spaventano, evitano di fare domande. Fanno come me, quando rifiuto di confrontarmi con il mio futuro. La loro reazione è quella di attaccasi a tutto ciò che può dare loro l'illusione di poter evitare la morte, o perlomeno di rimandarla il più possibile. Sognano il potere e la gloria, promesse d'immortalità. Addirittura si mettono a litigare tra loro per decidere chi è il più grande; è un modo di scaricare la tensione. E' difficile vivere facendo i conti con la realtà, è più facile sognare. Gesù c'insegna che è dando la vita che si vive veramente, mentre chi cerca di preservarla, vive male. Eppure, vedendo la reazione dei suoi discepoli, non si arrabbia. Capisce che non ce la fanno e gli dà un insegnamento che possono accettare, perché corrisponde alle loro aspettative. Gesù c'invita a scoprire e accogliere la sua presenza nella nostra vita, servendo i piccoli di questo mondo. Sarà poi il servizio a farci capire quello che lui ha già capito: amare è bello e rende preziosa la vita, ma ha i suoi costi. |