Omelia (14-01-2008)
Paolo Curtaz


Con oggi riprendiamo il tempo ordinario, amici. Non solo perché è lunedì e stiamo andando al lavoro. Ordinario perché abbiamo chiuso la breve ma intensa parentesi del tempo di Natale, in cui siamo stati invitati ancora e ancora a stupirci della presenza di un Dio che - per amore - diventa volto, sorriso, cuore, bene. Riprendiamo oggi la quotidianità, la normalità con un cuore diverso, perché Dio ci ama di un amore tenero e non ha bisogno di luoghi o tempi speciali per amarmi, non necessita di eventi straordinari per manifestarsi. Ormai ogni luogo è santo, ogni tempo è sacro. Dio riempie di stupore l'oggi faticoso e banale che viviamo con rassegnazione o rabbia. Pietro e gli altri sono chiamati a fare esperienza di Dio proprio mentre stanno lavorano, anzi, alla fine di una giornata di lavoro che ci immaginiamo faticosa e fatta di asprezza e dolore. Gesù passa e li invita a diventare pescatori di umanità, a tirar fuori dalle persone che incontreranno e da loro stessi la vera umanità. Il Signore ti aspetta in ufficio, amico; Dio è lì con te che riassetta la tua casa rimasta vuota, sorella anziana; Rabbì Gesù passerà la lunga mattinata a scuola con te, giovane fratello che ti interroghi sulla fede. Questa è l'"ordinarietà" di Dio, così meravigliosamente semplice, così disarmante: il Signore ci chiede di riconoscerlo nel caos quotidiano, nella noia dell'abitudine poiché, ora, egli la abita e la riempie. Dio è presente, convertiti, accorgitene, vedilo.