Omelia (16-01-2008)
Paolo Curtaz


Ecco la descrizione di una giornata tipica di Gesù: ammalati da guarire, predicazione da compiere, ressa di persone da ascoltare, anche lo straordinario in pausa pranzo per la guarigione della suocera di Pietro (ma a Pietro è piaciuta la cosa?). Quella del Rabbì, eccetto la sosta all'ipermercato, è una giornata frenetica, stressante, simile alle nostre deliranti giornate del ventunesimo secolo. Ma, alla fine di tutto, Gesù si alza nel cuore della notte per pregare. Fantastico! Il segreto dell'armonia e della serenità di Gesù consiste proprio in questo tempo che egli consacra al rapporto intimo del Padre. Anzi: tanto più egli ha da fare, tanto più sente l'urgenza di pregare. Non troviamo scuse, allora, e de dichiamo del tempo all'interiorità, perché la preghiera (quella bella, vera, che ci mette in contatto col sorriso di Dio) ci è necessaria per vivere la fede. Se il nostro cuore è pieno di preghiera, la nostra giornata trasuda cristianesimo, e ci porta addirittura a spalancare il nostro cuore alla condivisione e al dono di sé, pur di annunciare questa bella notizia! Se solo imparassimo a pregare! Se solo investissimo tempo ed energia in questa avventura che ci permette di raggiungere Cristo qui e oggi. Immaginate: dieci minuti d'orologio al giorno (cioè l'un per cento del tempo di una giornata...) a metterci, occhi socchiusi, in ginocchio, nel silenzio, a parlare a Dio di noi, degli altri, di lui. Questo è il segreto per una vita nascosta in Dio, illuminata dalla sua presenza. E se provassimo?