Omelia (22-01-2008)
Paolo Curtaz


Non so a voi, amici, ma a me questo Gesù anarchico un poco spiazza. Abbiamo un bel da dire, ma davvero la sua azione risultava sconcertante anche tra i più bendisposti farisei e quel suo modo di citare la Scrittura per giustificarsi risultava davvero offensivo per chi la Scrittura la meditava giorno e notte! Ma Gesù, amici, non ama contraddire la legge, solo la riporta al suo significato primigenio, all'origine perché lo sappiamo, soprattutto noi uomini di Dio, che la legge e l'amore mal si coniugano e che il rischio del moralismo o del lassismo incombono sempre sull'agire della Chiesa. In ogni religione, anche nella nostra, il rischio di appiattire la fede a norma, lo spirito alla legge, la passione alla regola è sempre (e per sempre) presente. Gesù conosce l'essenziale di Dio e della Parola, lo conosce e lo vive. Sa che non esiste sentimento che non diventi concretezza, né comando o legge che sostituisca il coinvolgimento passionale e convinto. Come i farisei siamo spiazzati davanti alla straordinaria libertà di Gesù, una libertà fatta per amare, una libertà che mette la verità dell'amore al centro. L'amore diventi concretezza e la norma sia sempre il modo di testimoniare la verità dell'amore che diciamo di vivere. Viviamo sempre le nostre tradizioni, le nostre leggi, la nostra vita morale come un modo per realizzare nella concretezza l'immenso dono di Dio, senza costruirci una santa gabbia di regole che Dio non chiede, per essere liberi di amare, finalmente!