Omelia (23-01-2008) |
Paolo Curtaz |
Gesù passa la notte in preghiera, poi scende e ne crea dodici, inventa la Chiesa. Luca, come gli altri evangelisti, elenca il nome dei dodici, dodici come le tribù di Israele, come i mesi dell'anno, come la pienezza. Ma la scelta di quei dodici, quella lista all'apparenza asettica, ci mette in crisi: se non avessimo alle spalle duemila anni di catechismo sobbalzeremmo leggendo questo elenco! Quei dodici nomi indicano dodici personalità diverse, alcune opposte, inconciliabili. Gesù mette assieme pescatori e intellettuali, ultratradizionalisti come Giacomo e Zeloti, cioè terroristi, come Simone, ebrei ortodossi a pubblicani... Che sfida! Nessuno di noi inizierebbe un'impresa con dodici persone così assortite. Noi, invece, cerchiamo i nostri simili, e vorremmo che la chiesa (quella piccina della nostra testa) fosse fatta da cloni. Gesù ha pregato tutta la notte per avere con lui un uomo come Giuda. Si sarà sbagliato? Non solo: tutti, sotto la croce, fuggiranno: Gesù vuole dirci qualcosa di nuovo, di eclatante. La Chiesa non raccoglie i primi della classe, i giusti, i perfetti. La Chiesa non è un club di gente con gli stessi interessi cultural-religiosi. La Chiesa è il popolo radunato dal Signore, così diversi eppure uniti dallo stesso Cristo. Ecco la Chiesa che Dio sogna: un popolo radunato dalla Parola che cammina verso la pienezza del Regno. Tutto il resto, amici, è coreografia. folklore. La Chiesa non è il popolo dei perfetti, ma dei riconciliati e da riconciliati viviamo oggi in comunione con i fratelli di fede. |