Omelia (25-01-2008) |
Paolo Curtaz |
Paolo è l'unico santo di cui ricordiamo la conversione. Un evento così importane, che ha cambiato il corso della storia del cristianesimo, da meritare di essere posto all'attenzione di tutti i discepoli. Un bel monito alla conversione! Paolo il gigante, Paolo l'apostolo che ha dovuto lottare per essere accettato dal gruppo dei Dodici, Paolo il fuoco che ha spalancato i cancelli in cui si stava chiudendo il cristianesimo, Paolo il missionario che percorre migliaia di chilometri per annunciare il Regno, Paolo che tiene i contatti con le proprie comunità attraverso lettere dense e pregnanti. Tutto è iniziato qui, oggi, in quel viaggio verso Damasco in cui Gesù ha deciso di prendersi Saulo il persecutore zelante. È dovuto cadere in terra, mangiare la polvere il fariseo rabbioso per riconoscere il Nazareno. Ha dovuto assaporare la cecità del proprio fanatismo per spalancare lo sguardo alla verità del Figlio di Dio. Ha dovuto affidarsi al pavido Anania per ritrovare la luce del cuore e degli occhi. Ogni volta che leggiamo Paolo alla domenica (che fatica!) dovremmo ricordarci dell'essenziale: Paolo è tale perché si è scontrato con Cristo, Paolo è tale perché innamorato, folgorato, strappato dalla passione per il Nazareno. Come noi Paolo non ha incontrato Gesù nella carne, come noi ha dovuto lottare con e per la Chiesa, si è confrontato, ha dibattuto, si è dibattuto nella scoperta (lui il primo!) delle dinamiche interiori dello Spirito. Lode al Signore per avere chiamato Saulo ad essere apostolo. Chiediamo al Rabbì la conversione del cuore, affinché, come Paolo, possiamo dire un giorno: "Per me vivere è Cristo". |