Omelia (02-02-2008)
Paolo Curtaz


Concludiamo la nostra settimana con la splendida festa della Presentazione al Tempio di Gesù. In passato in questo giorno si benedicevano i ceri che avrebbero illuminato le chiese. In questo giorno i consacrati a Dio offrivano la loro vita al Signore...

Gesù è portato al Tempio per la circoncisione: è un segno di obbedienza alla Legge da parte dei suoi genitori che non si sentono diversi o migliori, ma appartenenti ad un popolo ricco di tradizioni religiose che essi vogliono rispettare. Nel momento dell'offerta del primogenito a Dio, Maria e Giuseppe incontrano il vecchio e sconfortato Simeone. Simeone è il simbolo della fedeltà del popolo di Israele che aspetta con fiducia la venuta del Messia, da tutta la vita sale al Tempio sperando di vedere il Messia, ma ora è anziano e Luca ci lascia intuire la sua stanchezza interiore, che è la stanchezza di tnati anziani che incontro ogni giorno. Simeone è il simbolo dell'ansia profonda di ogni uomo, perché la vita è desiderio insoddisfatto, la vita è cammino, la vita è attesa. Attesa di luce, di salvezza, di un qualche senso che sbrogli la matassa delle nostre inquietudini e dei nostri "perché". La preghiera intensa di Simeone che finalmente vede l'atteso è bellissima: ora è sazio, soddisfatto, ora ha capito, ora può andare, ora tutto torna. Sono sufficienti tre minuti per dare senso e luce a tutta una vita di sofferenze, tre minuti per dare luce ad una vita di attesa. L'importante è avere un cuore spalancato, capace, non rinchiuso dal dolore e dalla rabbia, non asfaltato, non superficiale. In questa festa della luce, che il Signore doni a ciascuno di noi, specialmente a chi è affaticato e sconfortato, di stare desto, di non accasciarsi, di non arrendersi, per vedere nella propria vita, infine, la traccia del passaggio di Dio.