Omelia (05-02-2008) |
Paolo Curtaz |
Due miracoli, splendidi, ci aiutano ad iniziare la settimana volgendo lo sguardo al Dio che ama la vita e che ci guarisce nel profondo. L'emorroissa, tra la folla, è l'unica che, toccando Gesù, avverte la sua forza, la donami, entrare in lei e guarirla; eppure, fanno notare scocciati gli apostoli a Gesù, molti lo stanno toccando, ma ad una sola persona è permesso di ricevere la forza del Maestro. Possiamo avvicinarci a Gesù in mille, ma solo chi è esausto, svuotato interiormente (Perdere sangue, in Israele, significa perdere la vita), chi davvero mendica può accorgersi della potenza del Signore! È il cuore umile dell'ammalata ad aprire la porta della forza del Signore, è la sua fede che la differenzia dagli altri: è il nostro atteggiamento che ci cambia la vita, non l'intervento magico di Dio! La resurrezione della figlia di Giairo è un miracolo straordinario, soprattutto nella descrizione dell'atteggiamento di Gesù: Luca annota che la folla che piange e urla per la morte della bambina cambia velocemente atteggiamento dopo l'affermazione di Gesù e, improvvisamente, si mette a deriderlo. Che stridore insopportabile! Gesù li scaccia: il loro dolore è fasullo, di facciata, solo ai genitori e ad alcuni apostoli è concesso di entrare, solo chi davvero è toccato nel cuore da questa tragedia è concesso di capire in profondità il mistero di Dio; solo chi si fida pienamente ed è totalmente autentico, anche nell'esperienza del limite e del dolore, può beneficiare della guarigione interiore. |