Omelia (09-02-2008)
Paolo Curtaz


Matteo non si aspettava salvezza, né la meritava. Troppi compromessi, troppe rinunce alla legalità nella sua vita per osare tanto. La vita per lui era diventata, ormai, potere e denaro, timore e rispetto da parte degli altri. La sua durezza, l'alto muro eretto per difendere la propria vita si schianta in un attimo, si sbriciola quando vede nello sguardo del Nazareno amore, rispetto, verità. Matteo era abituato agli insulti di chi pagava, attraverso di lui, l'iniqua tassa imposta da Roma imperiale. Collaborazionista e ladro, non temeva il disprezzo dei suoi amici. No, non meritava alcuna compassione. E, invece, ne riceve. E l'inatteso, e l'inaudito, come sempre, scatena la gioia, produce il brivido: Matteo si scioglie, lascia tutto, fa festa; come Abramo rischia tutto, ma sa di scommettere sul giusto. Amico che leggi: quando finalmente ti lascerai raggiungere e amare dal Signore? Quando la smetterai di concepire la fede come una specie di tributo da offrire ad una lunatica e sconosciuta divinità? Troppe volte ci avviciniamo a Dio come quando compiliamo la dichiarazione dei redditi: meno si dichiara e meno si paga! No, amici, qui è di luce che si parla, di tenerezza e di serenità, di pace e di conversione. Dio mi viene a stanare per offrirmi amore, Dio soffre come un amante ferito quando non viene ricambiato, Dio mi cerca e mi aspetta. La Quaresima ci è necessaria per fare il punto della nostra vita interiore. Per quanto tempo fuggiremo l'unica cosa che davvero ci può rendere felici?