Omelia (11-02-2008)
Paolo Curtaz


Il lungo vangelo del giudizio finale in Matteo, al capitolo 25, pagina che faremmo tutti volentieri a meno di leggere e - soprattutto - di vivere, ci richiama ad una realtà essenziale della vita cristiana: la concretezza. È nel fratello che siamo chiamati a riconoscere il volto del Signore anche quando, e accade spesso!, il volto del Signore è difficilmente riconoscibile nel volto sfigurato dalla rabbia e dalla superficialità di chi mi sta accanto e, magari, mi usa violenza. Siamo disposti, certo, a riconoscere il volto di Gesù nel povero che ci chiede garbatamente aiuto o nell'ammalato che vive eroicamente il proprio dolore. Ma quant'è difficile riconoscere il volto del Signore nel violento arrogante che resta tale, nell'ammalato rabbioso ed esigente, nel mendicante falso e mendace! Proprio per questa ragione abbiamo bisogno di quaresima, di essenzialità, per riconoscere in noi i pilastri del discorso cristiano, le profondità del Vangelo, l'autenticità della nostra carità. Siamo chiamati oggi, in questa prima settimana di essenzialità, a riconoscere il volto del Signore proprio nei piccoli e negli ultimi. Cerchiamo di vivere consapevolmente ogni nostra scelta, ogni nostro incontro, ogni nostra parola sapendo che - chissà, magari dietro lo sguardo corrucciato del mio vicino di metro si nasconde proprio il volto di quel Dio che cerco da una vita, dietro lo sguardo di sfida del mio collega d'ufficio, si cela un mare infinito di tenerezza, la tenerezza di Cristo...