Omelia (18-02-2008)
Paolo Curtaz


Chiamati a salire sul Tabor, in questa quaresima di essenzialità, troviamo oggi un vangelo che ci consola e ci invita ad iniziare la settimana all'insegna della misericordia. Se un modello siamo chiamati ad avere, ci dice oggi la parola di Dio, è la misericordia con cui il Padre ci riempie il cuore. Ricordate sabato scorso? Matteo invitava ad essere perfetti come il Padre. Probabilmente qualche devoto cristiano aveva forzato quella parola e si atteggiava a pose molto più farisaiche che cristiane, al punto che Luca corregge Matteo e scrive: siate misericordiosi come il Padre è misercordioso. La perfezione di Dio è la sua tenerezza, il suo modo di essere tutta luce, tutta pienezza, tutta dolcezza. La misericordia di Dio è il cuore della nostra fede, il vero volto che Gesù ci ha fatto scoprire. Misericordia: una parola composta da miseria (la nostra) e corde, cioè cuore (di Dio). Potremmo dire: Dio guarda col cuore alla nostra fragilità, Dio vede al di là delle apparenze, Dio scruta nel profondo e capisce. L'atteggiamento da imitare, quindi, è proprio questa peculiarità di Dio: diventare capaci di andare al di là delle apparenze, di capire che dietro un volto, un carattere, un gesto, ci sono delle ragioni e se sono ragioni negative, poco edificanti, malvagie, possono cambiare. Questa radiografia che siamo chiamati continuamente ad esercitare, non è un esercizio di introspezione, di distaccata analisi dell'altro, ma un atteggiamento di tenerezza e comprensione verso chi incontriamo quotidianamente sul nostro cammino.