Omelia (19-02-2008)
Paolo Curtaz


Strana epoca la nostra. Siamo tutti allergici all'autorità, all'obbligo, indispettiti quando qualcuno fa pesare il suo ruolo, tutti - giustamente - vogliosi di autonomia e di libertà, non sappiamo fare a meno di affidarci al guru di turno, al mistico che - più o meno ragionevolmente - ci dia un consiglio, una dritta su come risolvere i nostri problemi, su come affrontare le nostre fragilità. Il nostro è un tempo pieno di maestri, di tuttologi, di opinionisti, più aumenta il senso di insicurezza e la relatività del pensiero e più aumentano coloro che hanno qualcosa da dire. Gesù, guru che non coltiva l'immagine della sua persona, leader che si occupa più dei suoi discepoli che del suo successo, è e resta un Maestro unico nella storia, che non si è lasciato travolgere dal potere ma che, al contrario, ha scoraggiato da subito fanatismi e atteggiamenti immaturi da parte dei suoi discepoli. Abbiamo bisogno, ancora oggi, di persone significative che ci diano una mano nel difficile mestiere del vivere, parole che non siano abitudine o sicumera ma profezia e speranza. Tutti abbiamo un maestro (o più di uno): l'opinione della gente, i miei appetiti, il vincente di turno... l'importante è scegliersi il Maestro giusto. Ai discepoli del Nazareno è chiesto di avere solo lui al centro della vita, le sue parole e i suoi gesti, e di seguirlo con riflessione adulta, con passione ferma e critica, con verità del cuore, senza deleghe, alla scoperta di un Dio adulto che ci tratta da adulti.