Omelia (20-02-2008)
Paolo Curtaz


Che dolore, amici! Gesù sa che le cose per lui si stanno mettendo male. Nel deserto ha scelto di essere un Messia di basso profilo, di condividere il vero volto di Dio con la tenerezza della predicazione, di rinunciare alle scorciatoie miracolistiche ed ecco che la folla, dopo un iniziale entusiasmo, lo sta abbandonando. Gesù predica bene, certo, ma i romani sono ancora lì, dov'è il Messia atteso? Il contrasto con Gerusalemme cresce: i farisei lo osteggiano pubblicamente e i sacerdoti del Tempio lo considerano un guastafeste, i sadducei, conservatori, un anarchico blasfemo e pericoloso. Anche Dio è soggetto all'impietoso giudizio degli uomini, anch'egli viene criticato, processato, escluso. Gesù, col cuore gonfio, ne parla con i discepoli. Ed essi di cosa parlano? Di chi, fra loro, è il migliore. Che dolore, amici! Gesù parla di sangue ed essi si spartiscono la gloria, egli si dichiara disposto a donare, ed essi parlano di prendere... Gesù, ancora una volta, si mette da parte, sveste il ruolo di fragile Messia e indossa i panni del Maestro: fra voi non sia così. Come una madre di famiglia col cuore gonfio di ansia mette da parte le proprie preoccupazione di fronte ai problemi famigliari, come un amante si dimentica per l'amato, così anche Dio con noi. Stiamo attenti a chi ci sta intorno, in questa giornata di Quaresima, forse qualcuno che ci sta accanto porta un peso nel cuore e non è riuscito a dirlo. Come Gesù, mettiamoci da parte per accogliere ed ascoltare...