Omelia (22-02-2008) |
Paolo Curtaz |
La festa della Cattedra di Pietro ci richiama alla centralità della chiesa di Roma e al suo delicato servizio: custodire integralmente la fede dei cristiani senza lasciare che le mode e il tempo annacquino il vino nuovo del Vangelo. La festa di oggi è un forte richiamo alla figura di Pietro e al suo ruolo di insegnamento (la cattedra). Cosa rappresenta Pietro all'interno della comunità cristiana? A cosa serve Pietro? Che ce ne facciamo del Papa? Il suo compito è chiaro, nel progetto del Maestro: Pietro è chiamato a diventare tutore, garante, ad essere punto di riferimento per i fratelli. Chi vi garantisce, amici che il mio modo di interpretare la Parola sia autentico? Chi vi garantisce che il mio modo di spezzarla sia in sintonia con ciò che gli apostoli hanno vissuto? Chi vi dice che io non sia l'ennesimo guru che vi infatua propinandovi un Dio fatto a mia immagine e somiglianza? Sempre, nella storia, sono apparsi uomini di Dio che hanno accusato la Chiesa di interpretare arbitrariamente la parola del Signore e che si sono inventati un modo diverso di essere fedeli a Dio. Il compito di Pietro è quello di conservare la fede, di custodirla, di preservarla da interpretazioni soggettive. Io ho la certezza che ciò che vi dico a proposito di Gesù, che ciò in cui credo, è esattamente ciò che da duemila anni la Chiesa sperimenta e annuncia nella fatica del proprio limite. Pietro diventa lo scoglio cui aggrapparsi in questo tempo di immense incertezze, riferimento umile e saldo del Vangelo vissuto. Celebriamo l'unità della fede custodita creativamente da Pietro, per lui oggi preghiamo e lui affidiamo al suo e nostro Maestro, che lo assista nel difficile compito di tenere sempre orientata la barca della fede verso la luce. |