Omelia (28-02-2008)
Paolo Curtaz


L'avversario esiste, amici. Non è ridicolo come ce lo descrive la cinematografia dell'ultimo ventennio, né naif e simpatico come ce lo vende una parte della musica deviata contemporanea, ma esiste. Si è passati da un eccesso all'altro, dal parlare troppo del demonio ad avere un grosso imbarazzo a tirar fuori nelle nostre prediche un qualche accenno alla lotta spirituale. Esiste il nemico, e lavora. I discepoli sperimentano in sé e nella realtà una parte tenebrosa, malvagia, dissociante, che essi riconoscono come opera del demonio. È una considerazione nata dall'esperienza, non da fantasiose teorie. Se ci avviciniamo alla luce la tenebra reagisce, si ribella e dobbiamo affrontare una lotta intellettuale ed emotiva con la parte oscura della realtà. Non va tutto liscio, insomma, e può accadere che alla scoperta della luce di Dio, cominciamo a sentirci turbati e tentati. Chi resta nella nebbia e nello stordimento, come spesso accade per la nostra contemporaneità, non vede né luce né tenebra, né riesce a distinguerle. Gesù ci offre una suggerimento: per affrontare la tenebra ci aiuta la vigilanza nella preghiera e la fedeltà al vangelo. I consigli della Chiesa sono sempre i soliti: se possibile fuggire la tentazione e restare tassellati alla fedeltà della preghiera. Gli uomini forti sono quelli che si fidano di Dio e a lui si affidano, senza presumere della propria (nuova) dimensione spirituale. E ricordiamoci che l'avversario è ... un avversario e che - quindi - si può vincere.