Omelia (29-02-2008)
Paolo Curtaz


Non è strana la domanda che lo scriba pone a Gesà: ai dieci comandamenti la tradizione rabbinica aveva aggiunto poco più di seicento leggi che il pio ebreo era tenuto ad osservare. Leggi che Gesù non elimina ma riporta all'originale significato, leggi e norme che concretizzano l'amore. Cos'è che rende felice l'uomo? Cosa, tra le molte proposte che intasano la nostra prospettiva di vita, rappresenta la chiave di volta del nostro esistere? La risposta, conosciuta, è tutto meno che scontata: ama. Ama e scopriti amato, ama e lasciati avvolgere da un amore che ha radici profonde, che trova la sua sorgente in Dio, ama e fa della tua vita un dono d'amore. In questo consiste il primo dei comandamenti, ciò che veramente può liberare il grido di gioia del nostro "io" più profondo. La risposta di Gesù raggiunge, straordinariamente, le aspirazione più vere e profonde dell'uomo: quando sperimento amore, nella mia vita, il mio cuore esplode di gioia. E Dio mi chiede esattamente di amare! Ma, in cosa consiste l'amore? Se l'amore è la dimensione più vera della vita, perché facciamo così fatica a viverlo? Perché possiamo amare male o con ambiguità o con possesso, così da stonare una splendida melodia facendola diventare un accento stridulo che ci ferisce profondamente? Che il Signore ci accordi di amare come lui ci ha amati: col cuore e con la volontà, desiderando il bene dell'altro, senza possesso né egoismo. Mettiamoci alla scuola dell'amore del Maestro Gesù.