Omelia (05-03-2008) |
Paolo Curtaz |
Nell'accesa diatriba tra i farisei e Gesù, seguita alla guarigione del paralitico in giorno di sabato sentita ieri, Giovanni annota che Gesù violava il sabato e chiamava Dio suo padre, facendosi uguale a Dio. Ci scordiamo, a volte, del fatto che Gesù è stato ucciso proprio a causa di questa supponenza, di questa arrogante pretesa: egli si fa uguale a Dio. La Chiesa non ha divinizzato un uomo, ma con fatica ha accettato la sconcertante notizia che Dio è diventato uomo. Conosco delle persone che si fermano all'umanità di Gesù, che ne ammirano la forza interiore, la coerenza, la serenità, la predicazione ma che considerano un'invenzione maldestra della Chiesa il fatto di avere divinizzato un grande personaggio della storia. Leggendo i vangeli, invece, possiamo affermare che, come ci dicono i testimoni del tempo, Gesù in più di un'occasione ha agito e parlato identificandosi con Dio, mettendosi al posto di Dio, cosa tanto più sconcertante perché avvenuta in seno ad un popolo che faceva dell'unicità e dell'alterità di Dio la propria gelosa peculiarità. Gesù, come avviene nella disputa sullo sabba, si permette di contraddire la prassi del tempo e di riportare al proprio significato originale il riposo fatto per l'uomo. Io credo che un grande uomo che si prende per Dio sia un povero pazzo. O che, invece, sia veramente ciò che dice di essere... |