Omelia (15-03-2008) |
Paolo Curtaz |
Anticipiamo ad oggi la splendida festa del padre di Gesù, sposo di Maria, Giuseppe il giusto. Sia lui ad insegnarci a vivere nella totale fiducia nel Padre, anche quando la nostra vita viene sconvolta dall'intervento di Dio! Povero Giuseppe, quante gliene sono successe nella vita! Dio gli ruba la ragazza, poi la fatica che ha dovuto fare, lui falegname abituato alla pialla e ai chiodi, per capire un bambino così straordinariamente ordinario ed una moglie (amatissima) tutta avvolta dal Mistero. Tra Maria e Giuseppe c'è amore, Matteo solo pudicamente, come Luca, ci dice del loro rapporto. Sono "promessi sposi", cioè più che fidanzati nella cultura di Israele. Per un anno potevano vivere coniugalmente senza però coabitare. L'unico che sapeva che quel figlio non era suo, era proprio lui, Giuseppe. Osiamo immaginarci la notte insonne di Giuseppe che viene a sapere della gravidanza di Maria? Cos'avrà pensato di lei? Quanta sofferenza e dolore nel suo cuore! La legge chiedeva che Maria fosse denunciata e, di conseguenza, lapidata pubblicamente. Giuseppe la ama, vuole salvarla, trova un escamotage: la ripudierà dicendo che non la vuole più in moglie, salvandole la vita. Matteo - da buon ebreo - descrive questo atteggiamento come "giusto". Giuseppe è "giusto", cioè irreprensibile, autentico, onesto, di alto profilo; non giudica secondo le apparenze, pur ferito a morte, sa superare il suo orgoglio e usa misericordia verso la donna che ama. Grande, immenso Giuseppe. Quante cose ci dici, oggi, quanti suggerimenti ci dai tu, uomo abituato alle poche parole e a stare defilato e che pure sei stato scelto come tutore e custode di Dio. |