Omelia (29-03-2008) |
Paolo Curtaz |
Marco, a differenza degli altri evangelisti, non si dilunga sui racconti della resurrezione, né li approfondisce. Anzi, alcuni studiosi sostengono che la pagina che abbiamo ascoltato sia stata aggiunta a posteriori, quasi per colmare una mancanza. E sentiamo, in queste parole, lo schema della sintesi, quasi del riassunto. Probabilmente il vangelo di Marco finiva prima, all'annuncio dell'angelo alle donne che - annota Marco - tornarono a casa piene di paura e senza dire nulla. È come se Marco, e dietro di lui Pietro, ci ammonissero: non servono ulteriori prodigi, né illuminati discorsi: credere alla resurrezione è e resta evento personale, scelta di fede, schieramento di cuore. Fin dall'inizio della Chiesa i detrattori del cristianesimo hanno negato la resurrezione di Gesù, proprio intuendo che lì, nella resurrezione, si trova il cuore dell'annuncio cristiano. La resurrezione è evento reale e storico, Gesù è davvero risorto dai morti, ma non ci saranno mai prove documentarie per credere in lui: possiamo piegare il nostro cuore all'adesione della fede perché se Gesù non è risorto, la nostra fede è vana, ci ammonisce san Paolo, e noi siamo dei grandi illusi e dei creduloni. Ma se la Parola è giunta fino a noi, se ciascuno può dire di avere avuto il cuore toccato nel profondo, è proprio perché Gesù è risorto e di questo annuncio, ora, siamo noi i fragili portatori. |