Omelia (31-03-2008)
Paolo Curtaz


Nella luce radiosa del tempo pasquale celebriamo oggi l'inizio della salvezza, quando un angelo bussa alla porta di una ragazza adolescente folle di Dio.

È in una minuscola casa di un minuscolo paese addossato ad un declivio roccioso, da cui la gente aveva ricavato nelle grotte naturali delle abitazioni fresche ed asciutte, che avviene l'assurdo di Dio. Protagonisti sono una quindicenne illetterata di un paese sottomesso a schiavitù, ai confini del mondo e Dio. Nessun satellite, né diretta televisiva, né network spettacolari, nella minuscola Nazareth che diventa ombelico del mondo, centro assoluto della storia. Poiché Dio, stanco di essere incompreso decide di venire a raccontarsi, poiché la lunga storia di amicizia e affetto col popolo di Israele non è stata sufficiente per spiegarsi, Dio sceglie di farsi uomo, parole, lacrime, sorriso, tono di voce, sudore e necessita di un corpo, abbisogna di una madre. Non la moglie dell'imperatore, o il premio Nobel per la medicina, non una donna manager dinamica dei nostri giorni, macché, la piccola adolescente Maryam Dio sceglie e a lei chiede di diventare la porta d'ingresso per Dio nel mondo. A noi che sempre cerchiamo il plauso e la visibilità, l'efficienza e la produttività, Dio dice che la sua logica è diversa. Scegliere Nazareth, un paese occupato dall'Impero romano, ai confini della storia, ai margini della geografia del tempo, in un'epoca sprovvista di mezzi di comunicazioni, ci rivela ancora una volta la logica di Dio.