Omelia (28-09-2003)
mons. Antonio Riboldi
"IL NOSTRO E' FORSE TEMPO DI SCANDALI"

"IL NOSTRO E' FORSE TEMPO DI SCANDALI"

"Se identico in ogni tempo è il Vangelo da annunciare, diversi sono i modi di annunciare, diversi sono i modi con cui tale annuncio può essere realizzato. Sono parole del nostro Santo Padre – Ciascuno quindi è invitato a "proclamare" Gesù e la fede in Lui in ogni circostanza, attrarre altri alla fede, attuando modi di vita personale, familiare, professionale e comunitaria che rispecchino il Vangelo, irradiare intorno a sé gioia, amore e speranza, perché molti, vedendo le nostre opere buone, rendano gloria al Padre che è nei cieli, così da essere contagiati e conquistati; divenire lievito che trasforma e anima dal di dentro ogni espressione culturale" (EinE48)
In altre parole occorre costruirsi un cuore puro e buono che sappia non solo operare tutto il bene, tanto da divenire credibili testimoni di Cristo e della Sua presenza tra noi, ma da aiutare altri a ritrovare in se stessi quella voglia di bontà che Dio ha seminato in tutti.
Intorno a noi, se siamo capaci di guardare solo al bene che vi è in tutti, e vederlo è già incoraggiare, a volte si notano gesti, azioni, comportamenti che vengono da persone che dicono di non credere. Quante volte le cronache raccontano fatti di persone che sanno amare fino all'eroismo!
Sono fatti che ci lasciano interdetti. Mi è caro ricordare una giovane donna che amava definirsi atea..ma nello stesso tempo aveva tanto rispetto agli altri, pronta a lodare il bene che si faceva. Al momento opportuno seppe dare spettacolo al mondo ed agli uomini di un gesto d'amore che "lasciò senza parole" chi credeva forse che quei gesti fossero solo dei cristiani.
Ce lo ricorda il Vangelo di oggi. Giovanni rispose a Gesù: "Maestro abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato perché non era dei nostri". Ma Gesù rispose: "Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel nome mio e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome, perché siete di Cristo, vi dico che non perderà la sua ricompensa". (Mc.9, 37-42)
E' davvero una grande finestra sul cuore di Dio per chi, forse, pensa di non avere fede, ma nello stesso tempo si lascia condurre per mano dalla carità! Poi Gesù torna sul tema a Lui preferito, quello di essere tutti "bambini", ossia dal cuore puro, semplice, umile, come era il suo: un cuore che si lascia formare dall'amore; ma un cuore fragile che gli scandali possono totalmente deformare. Un cuore insomma fragile, inesperto, esposto alla tempesta dei cattivi maestri, capaci di abbattere in lui a volte, precocemente, prospettive che il Vangelo ed una buona educazione possono invece rendere possibili. Gesù prese un bambino, lo mise in mezzo abbracciandolo e disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". Possiamo facilmente immaginare la scena meravigliosa di Gesù che tiene stretto tra le sue braccia quel bambino fortunato ed è come se avesse voluto tenere tra le braccia la debolezza di tutti, una debolezza, che è la nostra, che chiede solo la protezione nel nostro difficile cammino della vita.
La realtà è che tutti, senza distinzione, conviviamo con questo mondo che non ha alcun pudore nello sfasciare ciò che è bello agli occhi di Dio e nostri, per imporre quasi le mostruosità del vizio, dell'egoismo, che è l'immagine dell'odio di Satana. Ricordo la cura di mia mamma, che aveva sempre paura che la mia innocenza fosse distrutta da cattivi compagni o cattivi esempi. Aveva come davanti agli occhi la "bianca veste battesimale della santità: cui siamo chiamati" e temeva tutto ciò che la poteva sporcare. C'è da chiedersi "se oggi i nostri bambini hanno ancora mamme che li sappiano difendere da ciò che non è bellezza di Dio. Cosa dire del lasciare che i nostri figli, così sensibili a quanto vedono, che invece delle preghiere del mattino, si affidino ai cartoni animati che creano il vuoto dell'anima? O che dire di tanti genitori che si preoccupano di un futuro pieno di ambizioni terrene, che nulla ha a che vedere con la gioia del Padre?
Se poi, vicino a tutto questo ci si mette di mezzo il cattivo esempio, lo scandalo, l'impresa di conservarsi "bambini" come era Gesù, che era Dio, appare disperata. Sono tanti gli scandali, in ogni manifestazione della vita quotidiana, che non fanno quasi più impressione. Si leggono statistiche che parlano di migliaia di fanciulle e bambine vittime della pedofilia, o avviati alla prostituzione, usati nella pornografia per il piacere di noi adulti. Ma non se ne parla con l'orrore dello scandalo di vite violentate, ma di brutalità di un commercio "che tira". Si elencano ricchezze da capogiro e non si ha più preoccupazione per la giustizia, che vede alcuni sempre più ricchi ed altri sempre più poveri, ma tutto questo lo si percepisce come esempio di crescita economica. Una volta almeno lo scandalo conservava 1'orrore dello scandalo: oggi lo scandalo rischia di essere come un segno di liberazione dalla virtù.
Eppure lo scandalo, soprattutto nei bambini, rimane sempre come un trauma dell'anima in chi lo riceve; un trauma che a volte incide talmente nella vita da dare un corso diverso e sbagliato ad una intera esistenza; un vero attentato all'anima. Chiunque di noi abbia conservato un retto giudizio sulla bellezza della vita, sa che è più sopportabile, meno dannoso, un incidente, che in qualche modo mutila il corpo, di uno scandalo che intacca l'integrità dell'anima.
Ecco perché Gesù ha quelle parole durissime che dovrebbero fare riflettere tanti, ma tanti, che forse non si danno neppure più rimorso di condurre una vita scandalosa o di proporre fatti e immagini, occasione di scandalo. Per costoro forse, il bambino o noi siamo considerati merce da profitto, anche se questa merce è lo scandalo.
"Chi scandalizza dice Gesù, uno di questi piccoli, è meglio per lui che si metta una macina, girata da asino, al collo e venga gettato in mare". Una frase tremenda, quasi impossibile sulla bocca di Gesù, abituata alla dolcezza ed alla compassione, ma dura quando si tratta di difendere l'innocenza.
E così dovrebbe essere l'atteggiamento di quanti hanno la responsabilità della educazione: genitori, scuola, società, massmedia. Ci preoccupiamo di tante cose, sia pure utili, e non dovrebbe essere al centro della nostra attenzione del nostro amore, la difesa del cuore dei bambini?. "Se la tua mano ti dà scandalo, continua Gesù, tagliala: e meglio per te entrare nella vita monco che con due mani nella Geenna, nel fuoco inestinguibile"( Mc.9,37-42 )
L'apostolo Giacomo nella sua lettera di oggi quasi come facendo eco alle parole di Gesù, ha toni durissimi contro il culto della ricchezza che il Vangelo chiama "radice di tutti i mali: "Ora a voi ricchi, piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano. Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme, il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine e la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà la vostra carne come un fuoco".
Come affrontare allora tutti questi scandali del mondo o, forse meglio, un mondo divenuto scandalo continuato, direi programmato? In modo semplice, con la semplicità del bambino, secondo Gesù: avendo con coraggio e chiarezza, sempre davanti ai nostri occhi, il solo "scandalo" che fa bene, quello della Croce. E' il benefico scandalo delle beatitudini, che è un mettersi al sicuro da ogni pericolo qui, perché chi è "beato", secondo Cristo, già qui vive percorrendo le vie del cielo. Si può. Si deve, sempre, per avere il gusto della veste bianca battesimale e conservare il disgusto di una veste insozzata dal facile male.

Mons. Antonio Riboldi - Vescovo -

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