Omelia (08-04-2008)
Paolo Curtaz


Gesù, visto che il miracolo della moltiplicazione dei pani è stato male interpretato, fugge. Dio fugge sempre dalle interpretazioni approssimative che lo riguardano, non si lascia mettere in gabbia. La gente lo cerca perché è stata saziata, vuole un Dio che la metta al riparo dalla fatica, che esiga devozione e rispetto, certo, ma che, in cambio, mantenga i suoi sudditi. Gesù rimprovera la gente, deluso: voi mi state cercando perché vi ho saziati. E noi, per quale ragione cerchiamo il Signore, cosa ci spinge a credere in lui? Forse perché siamo stati saziati nelle nostre preghiere, nei nostri desideri? La folla continua: dacci un altro segno, come Mosé diede la manna. Incredibile: il Signore ha appena sfamato cinquemila capi-famiglia! Povero Gesù! E poveri noi! Di quanti segni abbiamo ancora bisogno, di quante testimonianze per credere, infine? Forse Dio non ci ha colmato a sufficienza di misericordia e di grazia? Siamo sempre bisognosi di conferme e continuiamo a chiedere dei segni. Gesù invita a riflettere: non è una fede fatta di segni che ci salva, ma una fede che sazia il cuore, la presenza del Signore Gesù che si dice l'unico capace di saziare la nostra fame profonda. Ricordiamocelo, quando pensiamo che per saziare la nostra fame abbiamo bisogno di più soldi, di più ferie, di più emozioni: Gesù pretende di essere l'unico capace di saziare ogni nostro più profondo desiderio.