Omelia (12-04-2008)
Paolo Curtaz


«Volete andarvene anche voi?». Gesù rivolge la domanda a bruciapelo, ai suoi attoniti e sconcertati discepoli. È passata mezz'ora, solo trenta piccoli minuti per passare da una folla adorante ed entusiasta ad un'incomprensione insanabile, una frattura catastrofica. La gente non ha capito il miracolo, anzi lo ha preso esattamente al contrario: "Condividi quel poco che hai", voleva dire Gesù, "Dio ci sfama gratis" ha capito la folla. Gesù è sconcertato, il dialogo raccontato dal sesto capitolo di Giovanni è un crescendo di durezza e accuse. Alla fine la gente se ne va e Gesù, tagliente, invita i suoi Dodici a riflettere: andatevene pure. È duro Gesù, e onesto. Non blandisce, non seduce, non cerca facili compromessi: il volto di Dio non si contratta. È libero Gesù, non coltiva discepoli, non arretra di un passo dalla sua missione, costi quel che costi. Quando la strada del discepolato inizia a salire o la vita ci travolge e mettiamo Dio in soffitta, quando la sua Parola non ci asseconda ma ci sprona a conversione o restiamo scandalizzati dagli uomini di Chiesa e ci viene voglia di mollare, Gesù ci interroga: volete andarvene anche voi? Non elemosina, Dio, non accetta adesioni parziali. A noi - liberi, splendidamente liberi - di rispondere. Vi auguro di sentire dentro di voi la voce cristallina e schietta di Pietro, che sommessamente dice: "Dove vuoi che andiamo, Signore?" Sì, Rabbì, la tua Parola ha scavato la nostra vita, tutto è cambiato, ora, dove vuoi che andiamo?