Omelia (14-04-2008)
Paolo Curtaz


Gesù è il pastore bello che sa condurre le pecore. Non solo "buono" nel senso di buono d'animo, immagine leggermente zuccherosa che può mettere a disagio, ma "buono" nel senso di capace, che sa fare il proprio mestiere. E, come dice, la parola greca soggiacente, è anche "bello", cioè armonioso, realizzato, che esprime fuori ciò che è dentro, che è veramente e totalmente uomo. Dicevamo ieri di come corriamo dietro a molti mercenari che si spacciano per pastori e a cui interessiamo nella misura in cui siamo dei consumatori, dei fruitori, dei clienti. Ma la tentazione più infida è quella di mettere il piccolo dittatore egocentrico che abita nei nostri cuori a capo della nostra vita, di lasciargli la maggioranza nel nostro parlamento interiore! Gesù è splendidamente libero: egli ci ama per ciò che siamo, perché siamo. Non pone condizioni, non chiede nulla in contraccambio, ci prende con delicatezza e ci solleva sulle sue spalle, come fanno i papà con i bambini. E, quando siamo lì in alto, vediamo le cose in maniera diversa, lo stesso paesaggio cambia e l'orizzonte si fa più chiaro. Siamo ormai nella seconda parte di questo luminoso tempo pasquale: chiediamo al Signore di portarci in spalla, chiediamogli di non cedere alla tentazione di lasciarci condurre da nessun altro se non da lui, pastore che sa fare bene il proprio lavoro.