Omelia (22-04-2008) |
Paolo Curtaz |
Il Signore ci dona la sua pace, che è una pace diversa da quella che dona il mondo. L'abbiamo sperimentato e lo sperimentiamo in questo inizio di terzo millennio: il mondo si è svegliato impaurito e guerriero, e tutte le conquiste che sembravano aver portato i buissimi anni del ventesimo secolo sono dimenticate. Il nostro è un mondo inquieto e molte persone, contrariamente a quanto accadeva nel passato considerano la pace come il più grande dei beni dell'umanità; è bello condividere anche con i non-credenti l'anelito alla pace e alla giustizia profonda, è un segno dei tempi anche quando viene male interpretato o manipolato; occorre comunque ribadire che la pace del cristiano parte da un incontro, da un dono del Risorto, non è atto spontaneo, né generosa concessione: la pace è condizione essenziale per potersi dire autenticamente discepoli; e questa pace si raggiunge anzitutto nel profondo, nell'intimo, nel cuore di ciascuno, cuore toccato e convertito dal sentirsi amato. Il cristiano è pacifista perché radicalmente pacificato, disposto ad amare perché amato. Proprio perché amato e perdonato divento capace di amare e perdonare, di donare la mia vita, di vedere nell'altro un fratello e mai un nemico. Conserviamo la pace nelle piccole cose, diventiamo pacificatori, non solo pacifisti, perché le grandi guerre non sono che la somma delle nostre piccole guerre e dei nostri piccoli egoismi. |