Omelia (24-04-2008)
Paolo Curtaz


Viviamo la nostra vita nella segreta speranza di vedere il nostro cuore colmato di gioia. Ebbene: tenetevi forte, Dio la pensa allo stesso modo, Gesù è venuto perché (lo dice lui!) la nostra gioia sia piena (non a pezzettini) e per farlo dona la sua vita (e scusate se è poco). L'unico problema è trovarci! Capita che il circuito d'amore sia interrotto dalle nostre lentezze e chiusure, dalla nostra fatica e dal nostro peccato. Se capissimo che Dio ci chiede soltanto di lasciarci amare! Di lasciarci raggiungere dalla sua misericordia! Ed è ovvio che l'amore cambia, mi cambia. Già lo fa l'amore di una persona, figuriamoci l'amore di Dio! Amare l'altro (chiunque esso sia) significa mettere lui al centro della mia attenzione. Significa lasciare che la sua vita, i suoi interessi, il suo modo di essere venga rispettato, accolto, valorizzato. Così facendo il mondo, invece di essere un insieme di persone che si sbranano, potrebbe essere già un pezzo di Regno in cui, nella concretezza del nostro limite e del perdono da dare e ricevere, una persona potrebbe stare a proprio agio. Amici: o la nostra comunità, nella coscienza dei propri limiti, si lascia avvincere e convertire dall'amore di Dio per diventare testimone credibile di questo amore, o la nostra fede diventa inutile osservanza. Se il nostro cuore non brucerà più d'amore, il mondo morirà di freddo.