Omelia (14-05-2008) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 15,9-17 Oggi prega con noi Mattia, considerato apostolo anche se, come sentiremo nel racconto degli Atti, è entrato nel gruppo dei Dodici dopo la resurrezione, per sostituire l'apostolo Giuda. Mattia, l'apostolo di recupero. Ci racconta Luca negli Atti degli apostoli che gli undici decisero di sostituire Giuda. Una scelta semplice, quasi romantica: restare in dodici, così come Gesù aveva scelto, dodici come le tribù di Israele, dodici come le dodici colonne sui cui poggia la Gerusalemme celeste. E tirano a sorte e la sorte cade su Mattia. Mattia, apostolo di riserva, che, come alcuni altri discepoli, ha vissuto l'intera esperienza del Maestro, dal Giordano al Golgota e che diventa - improvvisamente ed inaspettatamente - apostolo, uno dei dodici. Ormai è la Chiesa che sceglie, gli apostoli percepiscono il proprio ruolo come un ruolo nuovo, diverso, capace di prendere delle decisioni nel nome del Maestro e Signore. Anche noi, ciascuno, è chiamato di Dio attraverso l'opera della comunità, della Chiesa. Certo magari non veniamo tirati a sorte, ma ciascuno riveste un ruolo, adempie ad una vocazione specifica. Se abbiamo l'impressione di avere vissuto una vita in panchina, di non avere mai avuto l'occasione di manifestare le nostre capacità, la nostra bravura, se gli eventi della vita ci hanno impedito di fiorire, di realizzarci, non temiamo, abbiamo un patrono, Mattia, l'apostolo in panchina. Sia lui a incoraggiarci nel cammino della vita e della fede. È il Signore che ci ha scelto e ci ha costituiti per portare frutto, per dare testimonianza all'amore del Padre. Mattia, apostolo di riserva, sei stato chiamato in maniera inattesa. Donaci un cuore sempre pronto a partire, un cuore sempre libero di alzasi per seguire il Maestro. |