Omelia (23-05-2008) |
Paolo Curtaz |
Esisteva il divorzio, al tempo di Gesù. Non solo: si attribuiva a Mosè questa norma che, probabilmente, era figlia di una cultura sessista e nomade. Solo gli uomini, probabilmente, potevano ripudiare la moglie, rimandandola a casa perché insoddisfatti del contratto. Certo, l'amore non ne veniva fuori molto bene, ma, almeno, la conflittualità sociale era smorzata da una regola certa. Gesù, invece, richiama tutti all'essenziale, al sogno di Dio: un uomo e una donna possono amarsi per tutta la vita, diventando gioia di Dio... Gli uditori di Gesù sono sconcertati, gli apostoli stessi non capiscono questa posizione impopolare di Gesù che mette in discussione un diritto acquisito. E comodo! Da questa pagina deriva la difficile posizione della Chiesa che chiede fedeltà agli sposi cristiani e chiede ai separati di restare celibi. Certo poi, nella prassi, molti dei matrimoni tra battezzati non sono dei veri matrimoni tra credenti! Tema spinoso e attuale, che fugge dalle logiche della contemporaneità, di fatto, risulta essere uno scoglio insormontabile per molti fratelli e sorelle credenti e separati che si sentono accusati e messi ai margini dal giudizio delle persone e della Chiesa. Fratelli e sorelle separati che vivete la fede: diventate santi, perché il Signore, attraverso di voi, dica alla Chiesa cosa deve fare per mantenersi fedele al Vangelo e fedele alla misericordia! |