Omelia (24-05-2008)
Paolo Curtaz


Conoscendo il mondo antico si resta sconcertati dall'atteggiamento di Gesù nei confronti dei bambini: non solo li accoglie ma il Maestro di Nazareth propone il loro atteggiamento come modello del discepolato! Nell'antichità il bambino non suscitava sentimenti di tenerezza, come accade ai nostri giorni: sia nella cultura greca che in quella latina e un po' in quella ebraica, il bambino veniva visto come un non-ancora uomo e come tale era trattato, la sua educazione veniva affidata alle madri e alle volte accadeva, come vediamo tragicamente accadere in certe culture primitive di oggi, che il bambino venisse considerato proprietà dei genitori e come tale usato o venduto. Una delle felici eredità che il cristianesimo ha lasciato al nostro tempo neo-paganeggiante è proprio il rispetto di ogni uomo e in particolare dell'uomo debole. Gesù prende i bambini come modello per le proprie parabole, li benedice volentieri, rimprovera gli apostoli seriosamente infastiditi dall'esuberanza dei bambini. Dai bambini dobbiamo prendere esempio, noi discepoli, dal loro modo di vedere la vita. Gesù non ci chiede di avere una fede infantile ma di aprirci ad uno sguardo capace di stupirsi, di accogliere il Regno senza impantanarci nelle nostre mille adulte obiezioni. Il bambino ha come una predisposizione nell'accogliere, nel credere, nel vedere: quante lezioni di vita possiamo imparare dai bambini noi adulti!