Omelia (26-05-2008)
Paolo Curtaz


Prega con noi, oggi, san Filippo Neri, "Pippo buono" come lo chiamarono i romani, sedotti dal carattere di questo precettore toscano "costretto" dalla gente a diventare prete. Innamorato di Dio, con un senso dell'ironia straordinario, resta il patrono del buon umore. E Dio solo sa di quanto ne abbiamo bisogno!

Oggi il giovane del Vangelo chiederebbe: «Cosa devo fare per essere felice?». Gesù gli chiede di seguire le regole e le norme religiose di buon senso che tutti seguivano, come a dire che la felicità è più accessibile di quanto ci si immagini... Poi, visto che questo ragazzo vuole di più, Gesù glielo propone: lascia tutto e seguimi. Lui tentenna... tutto significa anche il denaro che gli permette una vita serena.
E in questo il giovane ricco sbaglia, perde l'occasione della sua vita, perché non investe il suo tempo, la sua disponibilità, i suoi beni, i suoi sforzi, alla ricerca del Regno. Ha paura di lasciare un nulla sicuro per un tutto che reputa incerto, e perciò perde la vita vera. Gli apostoli, sbigottiti dall'episodio, chiedono a Gesù qual'è la sorte di chi si avventura nella radicale via del Vangelo Gesù li rassicura perché garantisce che la vita del cristiano è già, sin d'ora, piena di fraternità e di ricchezza nello Spirito, è già vita vera. E questa, da allora, è la testimonianza di milioni di cristiani che, preso sul serio il Vangelo, confessano di avere vissuto, lasciando tutto per il Regno, una vita più vera incontrando lo sguardo di Gesù. Uno sguardo che, voglia Dio, forse si è già posato su di me, uno sguardo gonfio d'amore, uno sguardo pieno di rispetto, uno sguardo che arriva fino al punto più profondo della mia personalità e che mi riempie di verità.