Omelia (28-05-2008) |
Paolo Curtaz |
Gesù ha appena confidato ai suoi di essere disposto a morire per proclamare il Vangelo, per svelare all'umanità il volto straordinario del Padre. Sconsolato dalla dura reazione di parte di Israele e dalla crescente ostilità dei farisei nei suoi confronti, si dice disponibile a combattere fino alla fine. Il discorso di Gesù non sfiora neppure gli apostoli, talmente chiusi nelle loro piccole posizioni da litigare per il proprio ruolo all'interno dell'imminente venuta del Regno. Gesù, ancora una volta, si mette da parte, rinuncia ad essere sostenuto o consolato e si mette ad insegnare: la logica del Regno è logica di dono, non di potere, di condivisione, non di carriera. Leggiamo seriamente questo Vangelo, specialmente nelle nostre comunità, tra noi preti, quando, sottile e impalpabile, la logica del mondo fa breccia nella nostra vita, nella nostra pastorale e scordiamo che la nostra salvezza è frutto di sangue, non misurata logica di potere e di equilibrio col mondo, ma profezia sconcertante del dono totale di se stessi. Che Dio non voglia che nella sua Chiesa, tra i suoi discepoli, ancora si viva la logica del dominio mascherata sotto ipocrite tradizioni e da intoccabili abitudini. Che il forte e scomodo richiamo del servizio come una crocifissione interiore, servizio che Gesù ha vissuto, illumini la nostra giornata di uomini e di credenti. |