Omelia (05-10-2003) |
Paolo Curtaz |
All'inizio non fu così "Fra voi non sia così": in queste settimane della fine dell'anno liturgico stiamo approfondendo il tema della comunità. Se è naturale usare potere, se è normale sottolineare le diversità fino a farle diventare dei muri di separazione, la proposta che Gesù fa ai discepoli è una conversione, la condivisione di un sogno, la Chiesa, in cui il potere è servizio e la diversità una ricchezza. E oggi il Signore parla del sogno di Dio sull'affettività, sulla parola autorevole (non è lui ad avere in inventato l'amore?) che il Maestro ha da rivolgere a chi nella comunità si innamora e decide di condividere un progetto. E' normale innamorarsi, normale scegliere di vivere insieme, è invece una scelta decidere di amarsi come Gesù ci ha amato, diventare cioè coppia cristiana, prendere l'amore di Gesù sposo dell'umanità a modello del nostro essere sposi. E questo discorso si è fatto urgente, pressante: colgo – ahimè – una specie di disincantata e cinica rassegnazione riguardo all'amore, siamo tutti inguaribilmente idealisti e sappiamo (speriamo?) di trovare una persona chi ci ami e da amare, e nello stesso tempo viviamo in noi una fragilità che perfora i nostri cuori, che mina alla base le nostre relazioni. E' possibile amarsi, davvero? E' possibile concepire un percorso che duri tutta la vita? E' possibile vivere una fedeltà che diventi creativa, una fedeltà ad un progetto, non a una promessa? Credo di sì, anche se – come sempre – naturalmente viene da dire di no. Ma nella conversione del cuore Gesù ci dice che sì, è possibile amarsi per tutta la vita, costruire un sogno, insieme cercarlo nel rispetto e dell'onore, nella pazienza e nella condivisione. Dio ci ha creato parte di un Tutto da ritrovare, un Tutto che è formato da una compagnia, una persona, con la quale condividere, certo, i sentimenti e le passioni, ma soprattutto la vita. Ecco allora che l'innamoramento – cioè la parte passionale, istintiva, attrattiva del rapporto - lascia spazio all'amore, che è scelta entusiasta e faticosa, tutta orientata dalla consapevolezza che il mio partner non è l'orizzonte ultimo della mia vita, ma che, assieme, verso questo Orizzonte camminiamo. Scoprire che Dio ha un progetto su di noi, che ti amo tanto da sposarti, che scelgo di investire tutto, anche il mio futuro, sul fatto che insieme vogliamo sostenerci nella ricerca della felicità. Amore diventa allora dono, dono di sé reale, non appesantito dal possesso morboso, non involgarito dall'egoismo, ma stupore continuo del sapere che una persona ha scelto di starmi accanto. Non solo: questa energia profonda svela nel mio compagno le sue qualità, gli permette di valorizzarle, nel rispetto reale e nella consapevolezza che nulla mi è dovuto, che nulla è abitudine, che nulla è delusione. Amare diventa, allora, in questa tensione verso il Tutto, nel continuo confronto con Dio, una manifestazione di pazienza, di gesti di tenerezza, di perdono e di consapevolezza del proprio e dell'altrui limite. Momenti di fatica ci sono, momenti di asprezza in cui la parte dell'uomo vecchio emerge, anche. Ma se il mio/tuo desiderio è davvero quello di camminare insieme tutto diventa possibile. Possibile amarsi, possibile superare le difficoltà, possibile gestire la quotidianità, possibile stare insieme (bene, con gioia) per tutta la vita. Una coppia cristiana prende a modello del proprio modo di amarsi il Maestro Gesù che ha amato la Chiesa fino a donare la sua vita per lei. Credo che oggi il Signore chiami le coppie cristiane a scoprire la propria chiamata al matrimonio, la propria vocazione matrimoniale per diventare un segno di speranza nel mondo. Davanti alla tanta (troppa) superficialità che il mondo manifesta nel parlare di sentimenti, davanti alle coppie che vivono momenti di difficoltà, i discepoli innamorati sono chiamati ad essere luce sul monte, a ritrovarsi per sostenersi nella fedeltà e nella simpatia. Eppure, davanti a queste riflessioni, quando due giovani vengono a chiedermi di sposarsi, trovo, il più delle volte un muro insormontabile di supponenza e indifferenza. Su, prete, sembrano dire, fa' il tuo fervorino... Che fatica, amici! Coppie cristiane, che nella semplicità fate un cammino di fede, aiutate le comunità a far crescere chi si avvia su questa strada! Gesù, scoraggiato davanti alla piccineria degli uomini, davanti ai singoli casi, davanti ai fallimenti e agli errori, davanti alla tentazione di ridurre l'amore a sensazione, davanti alle soluzioni affrettate dice: "all'inizio non era così". Non è così nel Progetto di Dio, l'amore non è quel sentimento nevrotico e melenso al quale spesse volte lo riduciamo, ma è pienezza e lenta consapevolezza. E ditemi voi se avete mai sentito dire parole più belle e più vere sull'amore! |