Omelia (05-06-2008)
Paolo Curtaz


È sconcertante, al solito, questo Gesù che affronta uno spinoso tema esistenziale con una serenità e una semplicità che fanno rabbrividire. Cosa vuol dire essere credente? Discepolo? Cristiano, in questo nevrotico ventunesimo secolo? La risposta di Gesù è diretta: ama. Ama Dio, lasciati raggiungere dal suo amore e ricambialo, amalo con tutte le tue forze, cioè più che riesci, più che puoi, con i tuoi limiti, non proiettare addosso a Dio le tue paure e le tue mediocrità, Dio è grande, immenso, è Padre. Amalo e lasciati amare perché questo amore ti trasformi e ti trasfiguri, rendendoti capace di amare te stesso e il tuo fratello. Te stesso: perché scoprendo la relazione d'amore che ti lega a Dio, non puoi fare a meno di volerti bene, di prenderti con serenità, di accettarti senza deliri di onnipotenza e senza depressioni. Una volta scopertoti amato, diventerai capace di amare, non amerai quelli simpatici, ma amerai tutti dell'amore con cui sei amato. Semplice, dice, Gesù, vivere la fede è semplice e bello, basta amare e ogni norma, ogni regola, anche nella Chiesa, ci deve aiutare ad amare o non serve. E nessuno ha più il coraggio di parlare. Uffa! Questo povero scriba voleva solo fare sfoggio di cultura con una dotta disquisizione sull'ordine di importanza degli oltre seicento comandamenti che il pio israelita era tenuto ad osservare, non restare destabilizzato!