Omelia (09-06-2008)
Paolo Curtaz


"Beati" dice Gesù. Che sappia il segreto della felicità? Che finalmente Dio si sbottoni e spieghi l'essenziale agli uomini, evitandoci la fatica di cercare il senso della vita? E, subito, giunge la delusione: "beati voi poveri... voi che piangete...". Ma come? Cosa significa? Forse, come affermano anche alcuni cristiani, Dio esalta la sofferenza e il tormento? Sei beato se va tutto storto? No, certo: la beatitudine, la felicità non consiste nella povertà, nella sofferenza (non facciamo dire stupidaggini a Gesù: Dio non ama la sofferenza!) ma in Dio, perché chi soffre, chi ha fame, chi misura sulla propria pelle il limite si rivolge a lui. È come se Gesù dicesse: "Se, malgrado la povertà, la sofferenza, la persecuzione, sei felice, allora la tua felicità è posta altrove: beato". Sì, amici, Gesù svela che l'origine della felicità consiste nel sentirsi amati da Dio, nel leggere la propria storia nella grande storia d'amore di Dio. La beatitudine è altrove, è dentro, è in Dio. Di più: Gesù ci svela che Dio stesso è mite, si fa povero, soffre con i suoi figli, è perseguitato, per amore. Beato se capisci questo: allora neppure la sofferenza, la povertà, la fame possono distaccarti da questo grande oceano di felicità che è il cuore di Dio.