Omelia (05-10-2003) |
don Elio Dotto |
Comunicare è sempre possibile Comunicare a volte è davvero difficile. Accade infatti spesso che fatichiamo a capirci gli uni con gli altri. E succede di frequente che anche marito e moglie dicano sconsolati: non ci capiamo più. Ma che cosa impedisce di comunicare? Forse il carattere? Sì, certo, il carattere: o meglio, la diversità di carattere, l'incompatibilità del carattere, come oggi si usa dire. L'intesa tra le persone infatti – e dunque l'intesa tra l'uomo e la donna – non può essere programmata a tavolino: essa può soltanto accadere; e se non accade naturalmente in forza del carattere, difficilmente può essere cercata per altre vie. Proprio come successe all'inizio, secondo il racconto della Genesi (Gn 2,18-24 – prima lettura di domenica): Adamo si svegliò, vide la donna, e prima ancora che essa parlasse, comprese che la donna era vicina: «essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa». Appunto così accadde all'inizio tra l'uomo e la donna: e pure così accade oggi, quando un uomo si innamora di una donna, e sogna di condividere la vita con lei. Tale sentimento, però, non è infallibile: in diversi casi ben presto emerge la difficoltà a comunicare. All'inizio c'è una timidezza, un dubbio taciuto; poi un'ansia persistente; quindi una interminabile serie di timori che assalgono, e di cui si vorrebbe parlare – magari proprio con il compagno o la compagna – ma si capisce invece di non poterne parlare, perché sarebbero di peso all'altro. Alla fine non resta così che arrendersi all'evidenza: non ci capiamo più. Ma Gesù nel Vangelo di domenica (Mc 10,2-16) dice che non è vero: mai la comunicazione può diventare impossibile. Infatti, fin dalla creazione l'uomo e la donna che si promettono fedeltà «non sono più due, ma una sola carne». E dunque «l'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto» fin dall'inizio. Così dunque dice Gesù: ma – ammettiamolo – queste parole oggi ci sembrano un po' ingenue, come apparvero ingenue in quel tempo ai farisei. Forse Gesù parla così per inesperienza, perché non è sposato; forse non conosce troppo bene le difficoltà della vita coniugale. Mosè – che era sposato – aveva più esperienza al riguardo: e infatti in certi casi permise il divorzio... Simili osservazioni, però, sono false. Sono false perché anche Gesù sperimentò la difficoltà della comunicazione. Pensiamo soltanto ai Vangeli delle scorse domeniche: pensiamo cioè alla distanza che sembrò crearsi ad un certo punto tra Gesù e tutti gli altri, discepoli compresi. Gesù non si arrese a quella distanza, non disse sconsolato: non ci capiamo più. Continuò invece a sperare e ad amare, al di là di tutto ciò che vedeva, fino a perderci la vita. E neppure nell'ora drammatica della croce ritenne la comunicazione impossibile. Anzi, proprio in quell'ora egli consegnò l'ultima e suprema sua parola: una parola capace di creare comunione oltre la morte, oltre la fragilità e l'incertezza di ogni altra parola penultima. Appunto a questa nuova e strana comunione deve alimentarsi il nostro cuore, per vincere quella sua secolare durezza che soffoca ogni possibile futuro. In fondo soltanto così, soltanto guardando a Gesù il nostro cuore troverà il coraggio di quella comunicazione che mai è impossibile. |