Omelia (21-06-2008) |
Paolo Curtaz |
Sano, straordinario, equilibrato monito di Gesù che ci dice: "Non affannarti". Affanno, lo stress nella terminologia attuale, sopraggiunge quando la vita viene avvelenata dalla vita, dalle ansie organizzative, dalle paure, dal domani. I nostri padri vivevano in un certo clima fatalista, sapendo che la vita era già misurata fin dal giorno della nostra nascita. Per noi, uomini del terzo millennio, stracolmi di impegni e di affanni, di bisogni indotti e di paure, la complicazione della vita diventa sport nazionale e - il più delle volte - condanna a cui pochi privilegiati possono fuggire. Se, cioè, sono un pensionato o un giovane normale, senza casa di proprietà, con lavoro precario - perché solo lavori precari oggi vengono offerti - se, magari, ho una famiglia e poche esigenze, la vita diventa stentata, piena di trappole. E se facciamo parte di quella schiera eletta di coloro che non hanno ansie di lavoro, ecco i bisogni indotti: una macchina più grande, una stanza in più, una settimana di ferie in più che obbliga a guadagnare di più, a lavorare di più, ad essere - infine - scontenti, sempre. Gesù oggi ci dice: Dio ti conosce, Dio ha bisogno della tua sana incoscienza, fidati, affidati, accontentati di ciò che hai, la felicità non si compra, vali anche se non sei splendido, conti anche se non realizzi i sogni che i falsi profeti ti vendono. Che liberazione! |