Omelia (24-06-2008)
Paolo Curtaz


Giovanni è l'unico santo, insieme alla madre del Signore, di cui celebriamo la nascita e la morte. Giusto tributo al più grande uomo di tutti i tempi, come lo ha definito il Maestro Gesù.

Giovanni è l'unico santo, insieme a Maria, di cui ricordiamo la nascita e non solo la morte. È un gesto di rispetto verso colui che Gesù stesso definisce il più grande fra i nati di donna. Giovanni è l'ultimo dei profeti, ancora debitore alla mentalità passionale e minacciosa del Primo Testamento, promette punizioni divine agli impenitenti, ma dovrà, lui per primo, perplesso, mettere in discussione il suo ruolo e convertire il suo cuore a questo inusuale e inatteso Messia che stupisce a spiazza anche i suoi profeti. Grande Giovanni che hai saputo metterti in discussione, grande profeta che hai testimoniato col sangue la tua integrità, grande fratello che fino all'ultimo, dal carcere, hai dovuto affrontare il dubbio sulla vera identità di Gesù tuo cugino! Manca la profezia ai nostri litigiosi e mediocri tempi, manca la profezia, spesso, anche all'interno della comunità. I profeti ci sono, certo, ma tacciono, forse disgustati dalla contrazione di umanità che stiamo vivendo. Sappiamo stanarli i silenti profeti, là dove vivono, che non accarezzino le loro parole, ma che - piuttosto, ci scuotano e ci provochino al cambiamento. E che ciascuno di noi nelle nostre comunità, sappia coltivare la profezia nel proprio modo di essere, nella possibilità di vivere e di costruire un modo nuovo diverso di vivere, alla luce del Vangelo. Guai ad una Chiesa che riceve gli applausi (interessati) del mondo...