Omelia (30-06-2008) |
Paolo Curtaz |
Gesù parla delle esigenze del discepolato, smaschera alcuni atteggiamenti che rischiamo di vivere quando diventiamo seguaci del Vangelo. La fede non è un nido in cui rifugiarci, non una tana in cui ripararci dal mondo malvagio che non ci capisce. Io e la mia comunità, io e il mio movimento, io e il mio Gesù... sono atteggiamenti che, semplicemente, ci allontanano da Cristo: egli non ha dove posare il capo, non rintaniamoci nella fede, viviamo nel mondo con pienezza, senza temerlo, senza fuggirlo. Gesù chiede ai discepoli di lasciar perdere i morti. Meglio: di abbandonare una visione mortifera della fede, una fede fatta di rinunce e di "no", per abbracciare la straordinaria novità del Vangelo di Dio. Il Signore vuole accanto a sé discepoli vivi e vivificanti, che hanno una visione luminosa e leggera della vita. Infine Gesù ci chiede di smettere di voltarci indietro, di non avere nostalgia del passato e di non verificare i frutti della semina. È il Signore che semina, a noi egli chiede di dissodare il terreno, di scavare a fondo nella realtà in cui viviamo, di fissare sempre l'orizzonte, per evitare inutili e dannosi ritorni al passato: il Signore abita il presente! Chiediamogli, oggi, di essere discepoli secondo il suo cuore, capaci di vivere nel mondo con maturità, senza voltarci indietro. |