Omelia (03-07-2008)
Paolo Curtaz


Tommaso, uno dei dodici, il passionale, l'entusiasta, il "troppo-credente", ci accompagna nella preghiera di oggi. Lo abbiamo bollato come "miscredente", tanto per pulirci la coscienza. Ma la sua storia di racconta una fede immensa.

Lasciatemi spezzare una lancia in favore di Tommaso, dipinto superficialmente come incredulo. Pensate davvero che sia incredulo? Non sentite, al contrario, una grande fede dietro alle sue amare parole? Tommaso ha creduto troppo al Rabbì, Tommaso era disposto a farsi ammazzare per lui, Tommaso sapeva che Gesù era la via e lo avrebbe seguito fino in fondo. Poi la delusione, lo scandalo. Tutto va storto e la gioia della sequela, l'emozione dell'accoglienza diventano paura, vigliaccheria, pianto. No: Tommaso ha investito troppo nel sogno infranto per rimettersi in pista. Lo capisco, povero amico mio. Lo capisco e mi ci ritrovo. E ritrovo in lui tante persone che ho conosciuto: all'inizio sono piene di grandi sogni, di grandi ideali; poi, la vita li schiaccia con il compromesso, e arrivano le delusioni, anche nella fede, anche nei confronti della Chiesa. Tommaso è il patrono degli sconfitti, dei sognatori, dei delusi. Tommaso non crede, non ha più il coraggio di farlo. E Gesù (ancora!) il paziente, il compassionevole lo attende, insiste. Questa volta, otto giorno dopo, Tommaso c'è e Gesù, amorevolmente, lo rimprovera: gli mostra le piaghe quasi a dirgli: "Tommaso, anch'io ho sofferto, tocca qui, non sei stato il solo a soffrire...". Le piaghe, le ferite, spalancano la diga di commozione di Tommaso che piange e ride, e non gli importa più nulla della sua fragilità e della sua durezza. Tommaso piange e grida il suo stupore, manifesta la sua fede: credo, credo, credo, credo...