Omelia (05-07-2008) |
Paolo Curtaz |
Possiamo forse digiunare, ora che abbiamo per sempre lo Sposo in mezzo a noi? Possiamo forse assumere il volto melanconico, ora che Dio ci riempie di gioia? Possiamo forse dare ascolto alle stanche tradizioni che credono di dare a gloria a Dio attraverso una serie di minuziose osservanze? Possiamo forse trattare Gesù come se fosse uno dei tanti uomini saggi del passato? No, certo. Il vino del vangelo è frizzante, vivo, in continua fermentazione: conservarlo in botti vecchie significa rischiare di spaccare tutto. O di inacidire il vino. Che fatica, Signore, quando ci dici queste cose! Noi cristiani ci siamo costruiti un bel complesso di osservanze, di prescrizioni, di pie regolette che, ahimè, poco di discostano dalle pie regolette dei farisei che tu amabilmente ridicolizzavi! Quando capiremo che il Vangelo è una forza dirompente, che è l'esplosione della libertà interiore, della creatività dello Spirito? Quando la smetteremo di dire a Dio cosa deve fare e che lui, gentilmente, visto che ha affidato alla Chiesa il compito di annunciarlo, si adegui? Vino nuovi in otri nuovi, discepoli del risorto, questo ci è chiesto. Ci è chiesta fedeltà all'anarchia evangelica, disponibilità alla conversione continua e radicale, al senso dell'ironia che ci fa uscire dalle seriosità religiose per entrare nell'immensa novità del Regno. Lasciamolo agire, questo benedetto vento dello Spirito! |