Omelia (07-07-2008) |
Paolo Curtaz |
«Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». Il pensiero semplice, quasi ingenuo dell'emorroissa, è pieno di fede e di speranza verso il Signore, è il grido disperato di chi perde la vita, di chi si dissangua negli affetti, di chi si consuma a causa del dolore. Il sangue, nella Bibbia, è il simbolo stesso della vita. Perdere sangue significa svuotarsi di tutto: La donna è esausta, sfinita, non ne può più, perciò si fida solo del Signore. Anche solo toccare il suo mantello, la sua presenza straordinaria, può guarirci. Così anche noi, passiamo la vita a cercare di toccare il mantello del Signore, a riconoscerne il passaggio e vederlo, almeno di spalle, come fece Mosè alla fine della sua vita. Il mantello del Signore lo vediamo nei tantissimi segni che egli traccia nelle nostre giornate: il sorriso dell'amico, la splendida giornata estiva, due bambini che giocano ai giardinetti... Quante persone, quel giorno, hanno visto passare Gesù? Quanti l'hanno toccato? Una sola persona è guarita, colei che aveva maggiore fede. Il problema non è la realtà, ma ciò che in essa vi cogliamo, ciò che abbiamo il coraggio di leggervi. Chiediamo al Signore, all'inizio di questa settimana estiva, lo sguardo del cuore, la capacità di vedere almeno il suo mantello. E la sua presenza guarirà la nostra vita, toglierà la nostra tristezza, risveglierà il fanciullo che abita dentro di noi... |