Omelia (08-07-2008) |
Paolo Curtaz |
Gesù guarisce, libera gli indemoniati, annuncia il Regno, si difende dalle accuse: la sua è una giornata tutta rivolta agli altri, tutta orientata al bene di coloro che ama. Poi, dopo avere guarito un sacco di gente, si siede e vede la folla sfinita e ne sente compassione. Vuole ancora intervenire, agire, guarire... e, che fa? Inventa la Chiesa. Chiede alla folla di pregare per avere dei pastori! Che delusione! Ma come: Gesù vede la folla sperduta e, invece di restare per sempre in mezzo a noi, si inventa ‘sto baraccone che è la Chiesa? Sì, amici, la Chiesa, quella nel cuore di Dio, non la fotocopia sbiadita che alle volte ne facciamo, è il suo modo di restare accanto alla folla sfiduciata e affranta. Come Jahwé manda Mosé a liberare il suo popolo, dopo averne visto l'immensa sofferenza, così Gesù manda noi, la sua Chiesa, per renderlo presente e liberare l'inquieto mondo cui apparteniamo. Siamo la tenerezza di Dio per le persone che oggi incontreremo, siamo la sua serenità per coloro che oggi ci parleranno, siamo noi il sorriso di Dio! Preghiamo perché il Signore ci faccia vedere quante pecore senza pastore ancora vagano alla ricerca di un pascolo di vita vera, e ci sentiamo orgogliosi di essere stati scelti, fragili e peccatori, per rendere presente il volto misericordioso di Dio. |