Omelia (11-07-2008)
Paolo Curtaz
Commento su Giovanni 15,1-8

In una società percorsa da inquietudine e violenza, Benedetto, spinto dallo Spirito, intuisce che è possibile ricostruire una società a partire dal Vangelo. La sua regola di vita, semplice e armoniosa, radunerà nei secoli decine di migliaia di assetati di assoluto e resta un capolavoro di saggezza evangelica.

La storia, così come ci è insegnata, è un lungo elenco di eventi, una descrizione di fatti, un'analisi dei protagonisti, per cercare di interpretare lo svolgersi del destino dell'uomo. Ma, lo sappiamo, la storia rischia di essere un lungo elenco di tragedie, di guerre, di violenze, di lutti e, così, si finisce col credere che il cammino dell'uomo è un inevitabile precipitare nel caos. Ciò che cambia è la capacità di adattamento e di progresso dell'uomo che, però, viene male usata: dalla clava siamo giunti alle armi di distruzione di massa. Eppure esiste un'altra storia, una storia "altra". È quella scritta dai cercatori di Dio, quella intessuta nelle vicende e che, nella logica dello Spirito, indirizzano l'umanità verso la luce. Benedetto da Norcia è protagonista inconsapevole di uno di questi cambiamenti: nel momento tragico del tracollo definitivo dell'Impero romano, Benedetto costruisce una nuova civiltà che per lunghi secoli sarà fonte di equilibrio e di armonia lontano dalle città, facendo diventare i monasteri dei luoghi di cultura, di preghiera e di conciliazione. Ancora oggi Benedetto ci invita a non anteporre nulla all'amore di Cristo e di strutturare la nostra vita e la nostra giornata a partire dall'essenziale. Essenziale che possiamo incontrare grazie alla meditazione della parola e alla preghiera quotidiana. Uniamoci, oggi, ai tanti figli di san Benedetto che cambiano la storia con la propria vita di preghiera...