Omelia (01-08-2008)
Paolo Curtaz


Siamo onesti: al posto dei concittadini di Gesù, ci saremmo comportati nell'identico modo. Al posto dei contemporanei di Geremia avremmo anche noi chiesto al profeta di gufare meno. Un discreto falegname, timido, single (cosa inusuale a quei tempi), che parte per Cafarnao, la grande città sul lago e che torna, dopo alcuni anni, prendendosi per il Messia e un brav'uomo nato nei pressi della capitale che comincia a contestare le scelte politiche dei re d'Israele non rientrano negli schemi, né culturali, né religiosi di nessun tempo. E tutto questo senza uno straccio di preparazione o di autorizzazione ecclesiatica! Noi avremmo fatto lo stesso, ci saremmo scandalizzati di questo Messia dimesso, remissivo, banale, mediocre. Diamine, un po' di rispetto per le nostre recondite aspirazioni! Qualche miracolo, un bel segno celeste, fluidi che emanano e guariscono! Niente di niente, la banalità contraddistingue l'azione di Dio, e non ci abitueremo mai al suo stile dimesso. Ancora oggi, Gesù si nasconde dietro il volto dei tanti fratelli che incontreremo, che conosciamo e misuriamo, che guardiamo sapendo benissimo dove andranno a parare. No, amici, tenete il cuore desto e le orecchie tese, perché il Signore ci raggiunge attraverso chi non sospetteremmo mai, ci parla proprio attraverso le persone che ci stanno accanto e che, se pronti, possono essere per noi profeti quando meno ce l'aspettiamo.